Scontri in Egitto: Essam Sharaf non si dimette, piazza Tahrir diventa una bolgia. 13 morti e oltre 1000 feriti

 

SCONTRI IN EGITTO – In Egitto polizia ed esercito hanno dato vita a una sanguinosa repressione contro le migliaia di manifestanti che da giorni sono ritornati in piazza per chiedere le dimissioni del governo militare guidato da Essam Sharaf. In piazza Tahrir ieri si sono contati undici morti e centinaia di feriti, da aggiungere ai due morti e al migliaio di feriti di sabato. Il Consiglio Supremo delle Forze Armate ha chiesto di aprire un’inchiesta sugli scontri ed esprime rincrescimento per il degenerarsi della situazione, ma il presidente pro tempore Sharaf ha dichiarato che resterà al suo posto fino al prossimo 28 novembre, quando dovrebbero esserci le elezioni legislative. Ma numerose organizzazioni politiche chiedono le dimissioni celeri dell’esecutivo e l’istituzione di un governo di salute nazionale che rilevi il potere gestito dai militari. Unico esponente governativo a denunciare la violenza della polizia e a dimettersi per protesta è il ministro della Cultura Emad Abou Ghazi. Al Cairo è stata arrestata la candidata alle presidenziali Butaina Kamel mentre era alla testa di un corteo diretto verso il ministero dell’Interno. E la protesta intanto dilaga anche in altre città come avvenuto nel febbraio scorso: da Alessandria a Suez, da Minya a Qena, i manifestanti hanno tentato di invadere i commissariati di polizia, mentre nella capitale è stato dato fuoco al palazzo delle tasse. Inoltre un ufficiale dell’esercito, uno della polizia e quattro agenti sono stati sequestrati dai manifestanti in piazza Tahrir.

Il responsabile della diplomazia dell’Ue Catherine Ashton ha condannato il ricorso alla violenza da parte delle autorità egiziane: “La legge e l’ordine vanno difesi nel rispetto dei diritti umani. Bisogna ascoltare le rivendicazioni dei cittadini e dei partiti politici che chiedono che la transizione vada avanti e che salvarguardi i principi della democrazia», ha esortato ancora la responsabile della politica estera dell’Ue”.

 

Luigi Ciamburro