Scontri in Egitto: la seconda rivoluzione prima delle elezioni. Amnesty International accusa i militari

 

SCONTRI IN EGITTO – A sei giorni dalle elezioni parlamentari l’Egitto è nel pieno caos, con un milione di persone scese in strada per chiedere le dimissioni del governo provvisorio e respingere vigorosamente la proposta di offrire una speciale immunità ai militari. Il primo ministro Essam Sharaf ha presentato le dimissioni, ma il Consiglio Supremo delle Forze Armate sta ancora valutando se accettarle o meno e invita le forze politiche a un dialogo urgente, ma di certo il prossimo 28 novembre si andrà alle urne, aldilà delle sorti del governo Sharaf. Dopo una giornata quasi senza scontri, ieri sera i manifestanti di piazza Tahrir hanno tentato di raggiungere la sede del ministero dell’Interno, ma gli agenti in tenuta antisommossa, dotati di carri armati, hanno allontanato i giovani con lanci di lacrimogeni. Ad Alessandria un poliziotto è morto e altri sei agenti sono rimasti feriti. E già si parla di ‘seconda rivoluzione’ dopo quella sorta il 25 gennaio scorso, quando le proteste portarono alla caduta del regime di Mubarak. L’indice viene puntato contro i militari, rei di aver messo a segno una feroce repressione nei giorni scorsi, costata la vita a oltre 40 persone e il ferimento di oltre 1800 civili.

Nel frattempo è giunto un invito da parte della Lega Araba alle forze politiche egiziane affinchè lavorino per “riportare la calma”, auspicando “un processo di cambiamento democratico sulla base dei principi di dignità, libertà e giustizia sociale su cui è fondata la rivoluzione del 25 gennaio”. Anche il segretario generaledelle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha diramato una nota in cui mostra preoccupazione per le violenze scoppiate al Cairo: “Lancio un appello alle autorità di transizione affinchè garantiscano la protezione dei diritti umani e civili di tutto il popolo egiziano, inclusa la loro libertà di protestare pacificamente”. Ben più esplicita la denuncia di Amnesty International: “I militari al potere in Egitto sono venuti completamente meno alla promessa di migliorare i diritti umani e si sono resi invece responsabili di violazioni che in alcuni casi hanno persino superato quelle dell’era di Hosni Mubarak[…]. Le forze armate egiziane non possono continuare a usare la sicurezza come una scusa per mantenere in vigore le stesse vecchie pratiche viste sotto la presidenza di Mubarak”. E per quest’oggi è prevista un’altra imponente manifestazione in piazza Tahrir.

 

Luigi Ciamburro