
VIOLENZE IN SIRIA – Non si fermano le violenze in Siria, nonostante gli avvertimenti della Lega Araba che ha già sospeso il Paese dalla propria organizzazione e l’ha minacciato di sanzioni economiche in caso di mancata cessazione delle repressioni contro la popolazione civile. Due giorni fa è scaduto inutilmente l’ultimatum che la Lega aveva dato alla Siria.
Il regime del presidente siriano Bashar al Assad starebbe lavorando ad una nuova Costituzione, fondata sui principi di uno Stato civile e democratico, ma la situazione attuale non sembra affatto annunciare una svolta democratica nel Paese.
Nella triste conta delle vittime, il bilancio è oggi di 19 morti, di cui cinque sono bambini e adolescenti. Le vittime più numerose sono cadute a Homs, le altre nelle province di Hama e Idlib. Le notizie sui civili uccisi dall’esercito di Assad vengono date dai Comitati di coordinamento locale degli attivisti anti-regime, aggiornando la lista dei caduti sul sito Internet del Centro di documentazione delle violazioni in Siria.
Il Comitato per la Protezione dei giornalisti (Cpj) ha denunciato oggi l’uccisione di un giornalista. Si tratta del siriano Ferzat Jarban, uno dei cameraman impegnati a riprendere e diffondere nel mondo le immagini della sanguinosa repressione messa in atto dalle forze di Assad. Il giornalista siriano è stato trovato morto domenica scorsa. Si tratta del primo giornalista che viene ucciso in Siria dal 1992, da quando il Comitato per la Protezione dei giornalisti ha iniziato a monitorare la situazione nel Paese.
L’ultima volta in cui Ferzat Jarban è stato visto vivo risale a sabato scorso, mentre veniva arrestato per aver filmato delle proteste anti-governative a Homs. Ferzat è stato ritrovato cadavere la mattina seguente: il corpo era riverso a terra, al lato di un marciapiede di Homs, gli erano stati strappati i bulbi oculari ed era “gravemente mutilato”.
Il Cpj ha anche riferito di aver assistito “all’arresto e alla scomparsa di numerosi giornalisti in Siria nel corso degli ultimi mesi”.
Oggi, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha condannato in una risoluzione le violenze contro i civili in Siria da parte del regime di Assad. Nella stessa risoluzione, l’Onu ha chiesto al regime di Damasco di dare attuazione senza ulteriore ritardo al piano di pace proposto dalla Lega Araba il 2 novembre scorso. La risoluzione è stata approvata alla Commissione diritti umani dell’Onu, di cui fanno parte tutti i Paesi dell’Assemblea generale, con 122 voti a favore, 13 contrari e 41 astenuti. Hanno votato contro Corea Nord, Iran, Venezuela e Cuba.
Secondo le Nazioni Unite, le persone uccise in Siria dall’inizio delle manifestazioni contro il regime di Assad, lo scorso 15 marzo, sono almeno 3.500. Si tratta soprattutto di civili. Ma potrebbero essere molte di più.
Redazione