CRISI GRECIA: TASSA IMMOBILI – Il governo greco usa la mano pesante per far pagare ai suoi cittadini le tasse necessarie a risollevare le disastrate finanze del Paese. Nei mesi scorsi è stata introdotta un’imposta straordinaria sugli immobili, il cui bollettino viene recapitato ai greci con la bolletta della luce, dato che nel Paese non esiste un catasto, mentre i consumi di energia elettrica sono commisurati agli immobili, tenendo conto dell’estensione in metri quadri, dell’età dell’immobile e del quartiere dove si trova. Dunque la bolletta dell’energia elettrica è l’unico strumento per individuare gli edifici da tassare. Chi non pagherà la nuova imposta si vedrà staccare la corrente.
Una decisione che ha scatenato polemiche furibonde nel Paese, obbligando il governo a rivedere in parte le sue scelte e prevedere un’esenzione per i redditi più bassi. L’imposta è comunque rimasta in vigore per tutti gli altri e questo ha scatenato la rivolta dei greci che appoggiati dai sindacati di sinistra, da quella estrema a quella più vicina ai socialisti, hanno occupato gli uffici di Atene della Dei, la compagnia elettrica nazionale. Da questa sede, infatti, dovevano partire gli avvisi per l’interruzione della corrente ai contribuenti che non avevano pagato l’imposta.
Questa mattina, circa due-trecento agenti dei reparti antisommossa della polizia hanno fatto irruzione negli uffici ateniesi della Dei per sgomberare gli occupanti. Con l’ennesimo scontro tra forze dell’ordine e manifestanti di questa crisi greca.
L’importo dell’imposta straordinaria sugli immobili va dai 50 centesimi ai 16 euro al metro quadro, in base all’utilizzo dell’immobile e tenendo conto di alcuni criteri sociali dei contribuenti. L’evasione sarebbe comunque molto diffusa: secondo la stampa greca non paga il 25% dei contribuenti, mentre secondo i sindacati la quota degli evasori sarebbe addirittura del 50%. Un cittadino greco su due rischia pertanto il distacco della luce.
L’imposta è stata introdotta in Grecia dal governo Papandreou lo scorso settembre, dietro forti pressioni dell’Unione Europea e del Fondo Monetario Internazionale.
Redazione