DANIMARCA IN RECESSIONE – Lo spettro della recessione a Copenhagen si fa sempre più minaccioso. E insieme a una calo del Pil, le proiezioni preannunciano anche un aumento della disoccupazione nei prossimi anni.
La prima – brutta – notizia non è una sorpresa: già una ventina di giorni fa la possibilità di una nuova recessione era stata considerata molto concreta: colpa del calo dell’export e di una stagnazione dei consumi privati e degli investimenti. Ora numeri ancora più concreti arrivano a rabbuiare economisti e politici: gli ultimi dati mostrano che il Pil danese è sceso addirittura dello 0,8% nel terzo trimestre dell’anno. Molto più di quanto era stato previsto. Il Centro statistico danese ha spiegato che a fronte di un troppo modesto aumento degli investimenti, la domanda interna è rimasta troppo bassa, anzi è scesa: il risultato è una contrazione della crescita. I problemi legati al mercato interno non sembrano dunque risolti. Considerando poi che tutte le previsioni parlano di un quarto trimestre a rischio recessione in gran parte d’Europa, a questo punto per la Danimarca è probabile che si dovrà parlare di recessione tecnica, vale a dire due trimestri di fila di contrazione. Se così fosse, il paese scandinavo concluderebbe nel peggiore dei modi un anno difficilissimo. E per la sinistra da pochi mesi tornata al governo (promettendo proprio di trascinare fuori il paese dalle difficoltà della crisi) si preannunciano mesi molto complicati.
Quel che ormai è certo, infatti, è che la Danimarca e la sua economia non sono affatto fuori dalla palude della crisi economica: di strada da fare ce ne è ancora tanta, e il commento quasi unanime è che ridare slancio alla macchina economica sarà un lavoro molto lungo e molto duro.
Oltretutto, come riporta il quotidiano Politiken, all’orizzonte gli analisti intravedono anche un consistente aumento della disoccupazione, che dovrebbe passare dagli attuali 110.000 disoccupati ai 130.000 nel giro di un paio d’anni.
Antonio Scafati