
CLIMA: A DURBAN ACCORDO DI COMPROMESSO – A differenza di quanto accaduto due anni fa alla Conferenza di Copenaghen e nel 2010 a quella di Cancun, i negoziati sul clima organizzati a Durban si sono conclusi con l’approvazione di un accordo. Certo, è una soluzione di compromesso. Certo, l’intesa non soddisfa del tutto chi, come Connie Hedegaard, commissaria Ue per il clima, avrebbe preferito vincoli più forti. Certo, il documento non viene accolto troppo bene da chi, come il rappresentante degli Usa Todd Stern, avrebbe voluto misure meno restrittive. Ma l’accordo c’è e il fatto che si sia evitato il terzo fallimento consecutivo della Conferenza Onu sul clima è già un passo avanti.
Il compromesso – che ha incassato il via libera dell’assemblea poco prima delle 5 del mattino, richiedendo un giorno e mezzo di trattative supplementari rispetto alla scadenza stabilita – prevede un patto globale che verrà messo a punto nel 2012 e che entrerà in vigore nel 2020 per condurre ad una lenta e graduale riduzione dell’emissione dei gas serra. Gli ambientalisti, pur mostrando soddisfazione per il raggiungimento di un accordo, ritengono che gli step previsti dalla road map non bastino per arginare i problemi legati al surriscaldamento del pianeta e non hanno troppa fiducia neanche nel fondo destinato ai Paesi del Terzo Mondo per agevolare lo sviluppo di tecnologie ecosostenibile, poiché non è stato chiarito chi sarà a versare il denaro.
Soprattutto su impulso della commissaria Hedegaard, è stato stabilito che l’accordo avrà “forza legale“. La rappresentante dell’Ue ha infatti evidenziato come i Paesi membri della Comunità abbiano sottoscritto con Australia, Svizzera e Norvegia una proroga di cinque anni delle norme previste dal Protocollo di Kyoto, “quindi non è molto chiedere che anche altri paesi prendano finalmente impegni vincolanti”.
Redazione online