CRISI EUROZONA – In Commissione europea aleggia una ventata di ottimismo dopo il vertice di Bruxelles tenutosi la scorsa settimana. In un documento diramato dall’Ue si tende ad evidenziare come “ogni volta che è stato necessario stare uniti e fare un passo avanti nella difesa dell’euro, quel passo lo abbiamo tutti fatto. L’unico paese che non ci ha seguiti è quello che ha l’out-out”, cioè la possibilità di restare fuori sin dai tempi del Trattato di Maastricht del 1992. La firma dell’accordo tra i 26 Paesi avverrà il prossimo mese di marzo, ma sin da domani entrerà in vigore il cosiddetto ‘six pack’, con multe pesantissime (0,2% del Pil) per i paesi che non rispetteranno la regole del deficit al 3% e non si attrezzeranno con le riforme strutturali necessarie per il rientro in venti anni del debito pubblico nei limiti del 60% del Pil.
Ma in Gran Bretagna il no di David Cameron al vertice salva-euro ha dato adito a una valanga di polemiche e alzato la tensione alle stelle, con i Liberal-Democratici di Nick Clegg, alleati dei conservatori, che hanno dichiarato il loro disappunto, sebbene la maggioranza della popolazione britannica (60%) sia d’accordo con la decisione presa dal primo ministro. E nel frattempo avanza l’ipotesi di indire un referendum popolare per decidere che tipo di relazioni mantenere con il Vecchio Continente.
Luigi Ciamburro