Crisi siriana: Mosca chiede la fine delle violenze, al-Sharaa vola al Cremlino

 

CRISI SIRIANA – La scia di sangue in Siria non si arresta e la guerra civile tra forze del regime e oppositori si fa sempre più cruenta. Nella giornata di ieri altre 40 persone hanno perso la vita tra soldati lealisti, disertori e civili, in seguito a scontri o rappresaglie negli epicentri della rivolta. Dopo la morte di oltre 5mila persone da marzo ad oggi la Russia ha finalmente deciso di scendere in campo, dopo mesi di difesa del regime di Damasco, con una risoluzione al Consiglio di sicurezza dell’Onu in cui il Cremlino condanna “le violenze di tutte le parti, compreso l’uso sproporzionato della forza da parte delle autorità di Damasco”.

Secondo il regime di Bashar al-Assad a causare gli scontri sono gruppi di terroristi, spesso finanziati dai Paesi confinanti, motivo per cui sono state inasprite le pene contro i trafficanti di armi e gli autori di atti terroristici, punibili addirittura con la morte. Ma le associazioni umanitarie accusano il regime di aver ordinato di reprimere ogni dissenso con qualsiasi strumento, anche sparando sulla folla e autorizzando omicidi, arresti illegali e torture.

Stamane il vice presidente siriano Farouk al-Sharaa sarà a Mosca per colloqui con i rappresentanti del governo russo, al fine di trovare una soluzione alla crisi. La comunità internazionale ha categoricamente escluso un intervento armato in stile libico e ogni speranza sembra affidata alla diplomazia e alle decisioni della Russia.

 

L.C.