
IRAQ: RITIRO USA – Il 15 dicembre scorso si era tenuta all’aeroporto di Baghdad la cerimonia ufficiale per il ritiro delle truppe statunitensi dall’Iraq, con l’ammaina bandiera e il discorso del Segretario alla Difesa Usa Leon Panetta. Oggi, all’alba, l’ultimo contingente americano ha definitivamente lasciato il Paese.
Era il 20 marzo del 2003, quando le forze statunitensi iniziarono la seconda guerra all’Iraq, voluta dall’allora Presidente George W. Bush, dopo quella condotta dal padre, George Bush senior, nel 1991. Venti anni fa, l’obiettivo della guerra, cui partecipò una coalizione internazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite, era la liberazione del Kuwait, invaso nell’estate del 1990 dalle truppe di Saddam Hussein. Nel 2003, a poco meno di due anni di distanza dagli attentati dell’11 settembre negli Stati Uniti, e ad un anno dalla guerra in Afghanistan, l’obiettivo dichiarato di Bush junior era quello di sconfiggere preventivamente una minaccia terroristica, poi rivelatasi priva di fondamento. In quasi nove anni di guerra, che nelle intenzioni di W. Bush sarebbe dovuta durare pochi giorni, hanno perso la vita circa 4.500 soldati statunitensi e un numero impressionante di civili iracheni, se ne calcolano circa 120.000, ma potrebbero essere molti di più. Saddam Hussein venne catturato il 13 dicembre del 2003 e il 30 dicembre 2006 fu impiccato, dopo la condanna a morte da parte di un tribunale iracheno. Un’analoga sorte potrebbe ora toccare al suo ex vice premier Tareq Aziz, per il quale le autorità irachene hanno annunciato l’esecuzione capitale l’anno prossimo, quando il ritiro delle truppe Usa sarà ormai completato.
In Iraq rimangono al momento 157 militari statunitensi con il compito di addestrare le truppe irachene, oltre ad un contingente di marines a difesa dell’ambasciata Usa a Baghdad.
Redazione