
CRISI SIRIANA – Non c’è pace in Siria nonostante i continui sforzi della Lega Araba di raggiungere un accordo con il regime di Bashar al-Assad. Negli ultimi due giorni almeno 160 persone hanno perso la vita negli scontri tra soldati lealisti e disertori. L’inasprimento della guerra civile avviene proprio alla vigilia dell’arrivo a Damasco di una prima squadra di osservatori arabi, mentre il governo concede piena libertà di movimento a tutti i giornalisti, finora messi al bando o costretti a raccontare ciò che il regime permetteva loro di vedere in tour appositamente organizzati.
Il pugno di ferro di al-Assad ha colpito le regioni di Idlib, di Jabal Zawiya, dove i disertori si sono riuniti in una vera e propria resistenza armata, nelle regioni di Homs e Daraa, roccaforti della protesta. Il presidente siriano ha ieri ufficializzato l’inasprimento delle pene, fino alla condanna a morte, per chi contrabbanda e traffica armi “per commettere atti terroristici”. Inoltre l’agenzia Sanaa dichiara che l’esercito siriano ha effettuato manovre militari marittime e aeree per testare la propria forza bellica nell’eventualità di un attacco da parte di forze straniere. Secondo un analista siriano si tratterebbe di una vera e propria prova di forza per incutere timore alle potenze occidentali e mettere in guardia contro “ogni velleità d’intervenire militarmente in Siria mostrando che è pronta a dichiarare una guerra regionale”.
Luigi Ciamburro