MADRID: IN CRESCITA COMUNITA’ CINESE – Attualmente nella città di Madrid vivono 46.426 cinesi, provenienti per la maggior parte da Cantón; 43.923 erano nel 2010, 37.855 nel 2009. Di questi un 53,17% sono uomini e il 46,83% donne. La comunità cinese è l’unica in crescita, mentre le statistiche registrano una diminuzione del resto degli stranieri. Si tratta della settima nazionalità presente nella capitale: la prima, con 216.845 cittadini, è la rumena, in diminuzione di un 2,55% rispetto allo scorso anno.
Nel quartiere di Usera i cinesi, che sono più di 25.000, hanno una propria collocazione sociale. Tra di loro la piccola Maria, 10 anni, figlia di commercianti, parla spagnolo e mandarino; il cinese le è stato insegnato fin dalla più tenera età dalla baby-sitter. Le tate del quartiere sono tutte cinesi, perché “prima imparavi a casa il dialetto della tua zona e lo spagnolo a scuola”, come spiega Wei, il padre di Maria. Oggi tutti i bambini parlano mandarino, alcuni meglio dello spagnolo.
Nicol, 18 anni, racconta invece il suo mondo, così lontano da quello della famiglia: “Sono molto diversi da me, non gli piace fare niente”. Da poco indipendente la ragazza, che lavora in un negozio di vestiti, vive con un’amica e spiega come tale decisione non abbia incontrato il favore dei genitori. Le abitudini della comunità cinese sono simili a quelle spagnole: sveglia tardi, verso le 10 della mattina; i pasti, tipici del loro paese, sono a base di melanzane, anguille o granchi e vengono consumati alla stessa ora degli spagnoli e principalmente all’interno dei negozi: “noi adulti non abbiamo momenti di ozio. Un po’ al bar e lavorare, lavorare, lavorare” spiega Wei; l’unico giorno di riposo è la domenica e forte è il loro legame con le celebrazioni familiari, che si svolgono generalmente fuori casa.
Le feste, molto lunghe, sono ricche di attività; tra queste, una molto sentita è il giorno degli innamorati, San Valentino. L’intimità come spiega Ye, giovane impresario, è sacra: “non siamo come gli americani che si fanno foto in casa con un barbecue”. Eva, studentessa di giurisprudenza al secondo anno, manifesta dubbi sul suo futuro: “quando mio fratello più piccolo arriverà all’età dell’università, i miei genitori potranno pagare gli studi solo ad uno di noi e sceglieranno lui”.
Sveva Valenti