INTERVISTA ONOREVOLE PELUFFO – Gentile Onorevole, lieti di poterla ospitare su Direttanews. Come commenta lo scenario politico che si è venuto a creare dopo gli scontri tra i segretari nazionali della Cgil e Cisl Raffaele Bonanni e Susanna Camusso con il ministro del Lavoro Elsa Fornero in merito alla riforma del mercato del lavoro e l’abolizione dell’art. 18?
Il presidente Napolitano ha giustamente richiamato tutti, ma proprio tutti, a un confronto nel merito delle proposte, sottolineando la necessità di mantenere i toni del confronto lontano dallo scontro pregiudiziale e personalistico, e questo non può che trovarmi perfettamente concorde. Credo anche sia estremamente utile cogliere il cuore delle dichiarazioni del ministro Fornero: al netto dei riferimenti all’articolo 18 che non erano né centrali né ultimativi nel discorso del ministro, sono convinto che vada colta la determinazione con cui il governo intende affrontare l’anomalia, tutta italiana, di un mercato del lavoro rigidamente duale nel contrapporre il lavoro precario al lavoro a tempo indeterminato. E’ chiaramente necessaria una riforma che consenta di avere uno strumento unico di ingresso nel mercato del lavoro, come propone da tempo il senatore Ichino, e a questo va aggiunto che proprio il completamento della riforma previdenziale rende necessario e inderogabile mettere mano agli ammortizzatori sociali in senso universalistico. Questa è l’occasione che abbiamo di fronte, un’opportunità da cogliere con il concorso di tutti.
Sia il Presidente della BCE Mario Draghi che il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, nonostante la crisi economica che sta colpendo il nostro Paese e l’Eurozona, hanno espresso grande fiducia nella forza e permanenza dell’euro come moneta unica: qual è la sua opinione a questo proposito?
La moneta unica è una scelta irreversibile e importante e sicuramente uscirà più forte da questo momento critico. Del resto non c’è alternativa al rafforzamento dell’unione monetaria, il ritorno alle singole monete nazionali non è un’opzione, a meno che non si sia pronti ad affrontare il dimezzamento del valore della ricchezza delle famiglie e delle imprese, come ad anni di recessione; l’unica strada è il rafforzamento che si ottiene con il completamento dell’integrazione economica, fiscale e politica. Ad una moneta unica europea deve corrispondere, logicamente, una politica che veda l’impegno di tutti gli Stati membri per un accordo sia sugli aspetti economici e fiscali, come sull’importanza che le istituzioni debbano conferire ai problemi dell’integrazione comunitaria. Elementi tutti che permetteranno di uscire da questa crisi non con meno Europa, ma con più Europa.
Quali sono i punti che più la convincono e quali no della manovra Monti?
La manovra ha indubbiamente un carico significativo per le famiglie italiane, gli aumenti di tassazione si aggiungono al carico già previsto dalle precedenti manovre del governo Berlusconi che incidono per 2/3 del totale. Il Pd si è battuto per smussare gli aspetti più problematici: sul versante previdenziale garantendo l’indicizzazione della grande maggioranza delle pensioni e diminuendo le penalità del pensionamento anticipato, sul versante della tassazione sulla casa estendendo la fascia di esenzione. La manovra ha aspetti che vanno messi nel giusto rilievo: rispetto alla lotta contro l’evasione fiscale l’abbattimento dell’uso del contante e la cancellazione del segreto bancario avranno un’incidenza come mai prima, garantendo strumenti efficaci per individuare l’evasione stessa. Rispetto alla crescita ci sono importanti passi avanti nella direzione giusta, non ancora sufficienti, ma significativi, come la detassazione del reinvestimento in azienda, il fondo di garanzia delle piccole medie imprese, il rafforzamento dei poteri dell’antitrust. Bene le proposte sulle liberalizzazioni, come da versione originale, ma purtroppo male nella versione definitiva. Su questo aspettiamo che il governo dia conto degli impegni assunti, a partire dalla legge sulla concorrenza. Infine ci aspettiamo coerenza con l’ordine del giorno votato alla Camera che impegna a bloccare il beauty contest delle frequenze e a valorizzarne la concessione. In tempi di crisi sono soldi ai quali non è lecito rinunciare, tanto meno è ammissibile voler far favori a qualcuno, come prassi del governo precedente.
Simone Ciloni