ANCHE IN ITALIA MIGLIAIA DI PROTESI MAMMARIE DANNOSE – Il caso è scoppiato – è proprio il caso di dirlo – qualche giorno fa in Francia, dove l’Agenzia per la sicurezza sanitaria si è detta allarmata per otto casi di donne affette da tumore che avevano in comune il fatto di aver impiantato negli anni scorsi delle protesi mammarie di marca Pip. L’ente sanitario ha poi precisato che il legame tra queste protesi e lo sviluppo di forme tumorali non è dimostrato, tuttavia il caso ha destato non poche preoccupazioni, tanto che il ministero della Sanità d’oltralpe ha consigliato, anche se solo “a titolo preventivo”, la rimozione delle protesi in questione. Queste ultime, infatti, potrebbero non aumentare le possibilità della donna di sviluppare il cancro, tuttavia sono già state messe sotto accusa a causa della presenza di un silicone che non rispetta le regole sanitarie e che ne porta facilmente alla rottura.
Il caso ha superato i confini nazionali, approdando in Gran Bretagna – dove invece il ministero della Sanità ha deciso di non raccomandare la rimozione – e in Belgio, dove le donne che le hanno impiantate sono state sottoposte ad accurati accertamenti medici.
Una certa preoccupazione c’è anche in Italia: il ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha spiegato che “non esistono prove di maggior rischio di cancerogenicità ma sono state evidenziate maggiori probabilità di rottura e reazioni infiammatorie“, poiché “le protesi sono di materiale non regolare”. Si stima che nel nostro Paese le donne che hanno impiantato protesi Pip siano tra le 4.000 e le 4.300: la cifra è comunque approssimativa, poiché le cliniche non hanno l’obbligo legale di segnalare gli interventi.
T.D.C.