2011 eccellente per Sotheby’s e da record per Artcurial: arte come bene rifugio

CASE D’ASTA IN RIALZO – Si chiamava Lehman Brothers ed era una delle banche d’investimento più importanti del mondo, ma nel 2008 la crisi dei mutui subprime la riduceva in un cumulo di macerie scatenando un effetto domino sui mercati azionari di tutto il mondo. Quello, però, non era che l’inizio. I mercati europei, già gravemente indeboliti dal crack delle banche americane, dovevano ancora affrontare la prima grande crisi economica del nuovo millennio, da molti giudicata financo peggiore di quella del 1929.

Intanto, sullo sfondo di uno scenario fattosi pressoché apocalittico, piccoli e grandi investitori rispolveravano i vecchi materassi per seppellirci dentro i loro ragguardevoli risparmi, mentre alcuni grandi businessmen trovavano un più fine escamotage per far fronte alla crisi : rivolgersi alle imprese di vendita all’asta. Questo settore di nicchia ha registrato negli ultimi anni una crescita «record» e sarà uno dei pochi a poter conservare un buon ricordo dell’anno che sta per chiudersi. Secondo un rapporto pubblicato il 20 dicembre da Artprice, una delle principali società di studio nel settore, nei primi sei mesi del 2011, le vendite di opere d’arte in Europa, in Asia e negli Stati Uniti hanno prodotto cifre d’affari pari a 6,3 miliardi di dollari.

Qualcosa di mai visto prima d’ora, tanto che secondo i redattori del rapporto il 2011 «suggella definitivamente il settore dell’arte come un bene rifugio al riparo dalla crisi». In Francia, i professionisti del settore hanno avuto di che rallegrarsi: Oltralpe l’impresa di vendita all’asta Sotheby’s ha guadagnato 190 milioni di euro, una giro d’affari che l’impresa non registrava da oltre dieci anni. Il suo omologo francese Artcurial ha realizzato, dal canto suo, l’annata migliore della sua storia (127 milioni di euro). «L’economia oggi non ci lede. Al contrario, probabilmente ci aiuta», ha spiegato Francis Briest, co-presidente di Artcurial dopo la pubblicazione del rapporto. Secondo Briest, le perdite in Borsa producono effetti « dopanti » sul mercato di vendite all’asta. Tuttavia, non è sempre stato così.

Subito dopo il collasso della Lehman Brothers, nel settembre 2008, il prezzo delle vendite all’asta aveva registrato un crollo del 35% in sei mesi. Idem dopo lo scoppio della bolla immobiliare nel 1991. Questa volta, però, il settore può contare sui nuovi ricchi dei paesi emergenti, come la Russia e la Cina, desiderosi di mettere le loro fortune al riparo dal nervosismo dei mercati. Gli esperti mettono comunque in risalto che questo settore non rimarrà per sempre immune ai colpi della crisi economica, soprattutto se questa dovesse generare ulteriori effetti recessivi sull’economia reale. Nel 2012, dunque, è probabile che esso registrerà un’annata meno favorevole di quella passata.

 

Paolo Battisti