
SIRIA SCONTRI HOMS – Ancora scontri e sangue in Siria, dove a Homs il bilancio dei morti ha raggiunto le 29 vittime. Bashar al Assad non ha alcuna intenzione di abbandonare il proprio posto come presidente del Paese e mantiene vivo il pieno controllo con continue dimostrazioni di forza per mezzo dei seguaci del regime. A gran voce si alzano le grida una popolazione stremata nel piangere parenti ed amici ogni singolo giorno che chiede di trasformare la città di Homs nella prima tappa di lavoro degli osservatori della Lega Araba giunti ieri sera a Damasco.
Nello specifico ieri è arrivato il primo gruppo di 50 osservatori inviati dalla Lega Araba e guidati dal generale sudanese Mustafa Dabi, al fine di tentare di arginare l’ondata di violenze messe in atto dal regime di Bashar al-Assad che ha alzato il tiro contro disertori e civili che protestano per chiedere più diritti. Qualche giorno fa, alla vigilia dell’arrivo a Damasco di una prima squadra di osservatori arabi, almeno 160 persone hanno perso la vita negli scontri tra soldati lealisti e disertori. Ad essere colpite dal pugno di ferro di al-Assad le regioni di Idlib, di Jabal Zawiya, dove i disertori si sono riuniti in una vera e propria resistenza armata, nelle regioni di Homs e Daraa, roccaforti della protesta.
Inoltre il presidente siriano ha ieri ufficializzato l’inasprimento delle pene, fino alla condanna a morte, per chi contrabbanda e traffica armi “per commettere atti terroristici”. Senza contare il fatto che l’agenzia Sanaa ha dichiarato che l’esercito siriano ha effettuato manovre militari marittime e aeree per testare la propria forza bellica nell’eventualità di un attacco da parte di forze straniere. Secondo un analista siriano si tratterebbe di una vera e propria prova di forza allo scopo di incutere timore alle potenze occidentali e mettere in guardia contro “ogni velleità d’intervenire militarmente in Siria mostrando che è pronta a dichiarare una guerra regionale”.
Oggetto di attentato, pochi giorni fa, due sedi dei servizi di sicurezza situati in una delle zone più controllate di Damasco. Il bilancio è di 44 morti e 166 feriti e con ogni probabilità sarà arduo risalire agli autori: il governo siriano infatti ha accusato il gruppo terroristico di al-Qaeda, mentre invece per l’opposizione autori e mandanti sono da ricollegare al regime di Assad.
Luca Bagaglini