La manovra Monti abolisce l’ordine dei pubblicisti, tremano 80mila iscritti

MANOVRA ABOLISCE ORDINE PUBBLICISTI – In queste settimane giornali, tv e siti web hanno parlato quasi ininterrottamente della manovra economica varata dal governo di Mario Monti. Si è parlato soprattutto delle nuove tasse e degli interventi in materia di pensioni, mentre un numero decisamente inferiore di dettagli è stato diffuso in merito a quella che è stata definita genericamente come “riforma degli ordini professionali“. Ed ora è proprio questo capitolo della manovra che sta facendo tremare i giornalisti. Non tutti, però: solo quelli che hanno effettuato l’iscrizione all’albo dei pubblicisti e non ancora a quello dei professionisti. Il provvedimento, infatti, prevede la cancellazione dell’albo dei pubblicisti dall’agosto prossimo e la cosa sta suscitando la viva preoccupazione sia degli 80mila già iscritti che di tutte quelle persone che stanno svolgendo i due anni di collaborazione previsti per il conferimento del tesserino. Decine di migliaia di persone sono improvvisamente piombate nell’incertezza, anche perché non è ancora chiaro quali saranno le modalità di applicazione delle nuove norme e soprattutto quale sarà il destino di coloro i quali non sono ancora diventati giornalisti professionisti, magari perché proprio ora stanno svolgendo il praticantato necessario per l’ammissione all’esame.

Le redazioni pullulano di pubblicisti, che con questa riforma rischiano di ritrovarsi privi di un definito status professionale. La questione, poi, è anche economica, visto che ci sono in ballo i contributi versati all’Istituto previdenziale dei giornalisti.

Al momento, comunque, tutti gli interrogativi restano senza risposta, visto che i vertici dell’Ordine nazionale dei giornalisti e della Federazione della stampa italiana tacciono. Le organizzazioni di categoria, infatti, non commentano il provvedimento, probabilmente perché si è ancora in una fase di transizione: si sta cercando di capire come gestire la nuova situazione in modo da non danneggiare nessuno? Speriamo di sì.

Tatiana Della Carità