Lega Nord, Roberto Calderoli: “L’Italia è il passato, la Padania è il futuro”

Marco Reguzzoni, Umberto Bossi e Roberto Calderoli

 

 

LEGA NORD – La Lega Nord conclude il 2011 e inizia il 2012 controcorrente, con un commento al discorso di fine anno di Giorgio Napolitano fuori dal coro rispetto agli altri partiti. Dalle file del Carroccio le prime critiche giungono dal senatore Roberto Calderoli che irride le parole del capo dello Stato paragonandolo al personaggio cinematografico di Antonio Albanese: “Sembra il discorso di ‘Cetto la qualunque’, un messaggio tratto dal film ‘Qualunquemente’. Per contenuti ricorda la conferenza del premier Monti: un libro dei sogni con tanti luoghi comuni”. L’ex ministro leghista evidenzia incongruenze nel discorso di Napolitano e non manca di lanciare dardi infuocati anche verso l’esecutivo tecnico al potere: “Prima fa un vero e proprio panegirico del governo Monti, una cosa che non si è mai vista, poi si lamenta delle tasse quando è proprio Monti a proporre solo tasse… Ma la cosa che più mi ha dato fastidio – conclude Calderoli – è che non c’è nessun accenno al federalismo: questa è una colpa! Penso che ormai l’Italia sia il passato ed il futuro sia la Padania“.

Roberto Maroni definisce quello di Giorgio Napolitano un “discorso da premier”, mentre il capogruppo della Lega Nord, Marco Reguzzoni, ritiene infarcito di retorica il suo discorso: “Napolitano può fare tutti i discorsi che vuole, ma c’è molta retorica e poca sostanza. La verità è che l’economia del Paese è a terra e le scelte del governo Monti peggiorano la situazione anzichè migliorarla, colpendo chi ha sempre lavorato e chi mantiene in piedi il peso enorme dello Stato, cioè il Nord che produce, lavora e paga i conti pubblici”.

Per il Carroccio si prospetta un 2012 sul piede di guerra e il prossimo 22 gennaio esponenti e simpatizzanti scenderanno in piazza a Milano per rivendicare le proprie richieste federaliste. Una bella grana per l’alleato (?) Silvio Berlusconi che dovrà scegliere da che parte stare e con chi stare.

 

Luigi Ciamburro