
CILE: GOVERNO ASSOLVE PINOCHET – Sono passati quasi 40 anni da quando, nel 1973, un colpo di Stato militare rovesciò il governo democraticamente eletto di Salvador Allende portando alla guida del Cile una giunta militare. Da allora e per quasi due decenni il Paese sudamericano visse una delle pagine più buie della sua storia, stretto nella morsa della dittatura del generale Augusto Pinochet. Quello di Pinochet viene ricordata come uno dei regimi più violenti dell’epoca contemporanea: il generale istituì un rigido sistema di censura e repressione e si calcola che sotto la sua presidenza decine di migliaia di persone siano state torturate e uccise, senza contare le centinaia di migliaia di esuli.
Tutto questo, tuttavia, non è abbastanza per definire quella massa in atto da Pinochet come una dittatura. O almeno non lo è per il ministro cileno dell’Istruzione Harald Beyer, che ha annunciato un cambiamento choc sui libri di storia: da oggi in poi i testi scolastici definiranno il periodo in questione non più come una dittatura ma come un “regime militare“. Che non è proprio la stessa cosa.
La notizia ha messo il governo guidato da Sebastiàn Piñera al centro di una pioggia di critiche. E, obiettivamente, c’era da aspettarselo. Come altro può essere definito, se non come dittatura, un governo tenuto saldamente in pugno da una sola persona che decide della vita e della morte altrui e che non tollera l’ombra di un dissenso? Finora Piñera, in carica da quasi due anni, era apparso intenzionato a porre una decisa distanza tra il suo governo e la dittatura di Pinochet – nonostante lui stesso sia stato a lungo dalla parte del generale e suo fratello, José Piñera, ne sia stato ministro – ma ora sembra aver cambiato linea.
Un’inversione di rotta, questa, che potrebbe costargli cara: l’esecutivo infatti si trova a dover affrontare non solo le aspre critiche dell’opposizione di centro sinistra (l’ex presidente Frei ha dichiarato che una dittatura resta tale qualunque etichetta le si attacchi e che “nessuno può cambiare il fatto” che il Cile in quegli anni abbia “vissuto un’obbrobriosa dittatura”) ma anche il diffuso malcontento dell’opinione pubblica. Malcontento che si aggiunge alla già scarsa popolarità di Piñera e dei suoi, più volte contestati in questi mesi da massicce manifestazioni di piazza.