
STRAGE DI UTOYA – Quattro mesi prima della strage di Utøya e dell’esplosione nel centro di Oslo, che il 22 luglio scorso costarono la vita a 77 persone, al centralino del governo norvegese arriva una telefonata: a chiamare è un uomo che parla tranquillamente. Col senno di poi, quello che ha da dire sconvolge: nella telefonata l’uomo critica pesantemente il governo, l’ex premier Bro Harlem Brundtland e fa riferimento a una sparatoria che dovrebbe coinvolgere i giovani socialdemocratici.
La notizia è stata data da NRK ed è stata ripresa dai giornali di tutta la Norvegia.
La telefonata risale al marzo 2011. Secondo quanto racconta NRK, il contenuto della chiamata sarebbe spaventosamente simile a quanto accaduto nel luglio scorso: l’uomo ha criticato il governo utilizzando termini estremamente negativi, ha minacciato di sparare ai giovani socialdemocratici, ha fatto riferimento a Bro Harlem Brundtland. Come scoperto in seguito, propriola Brundtlandera l’obiettivo principale della follia di Breivik.
La polizia non ha voluto rilasciare nessun commento sull’episodio. Bocca cucita anche dalla donna che ha ricevuto la chiamata; dai responsabili del centralino del governo arrivano solo pochissime conferme. Scrive NRK che la centralinista ha fatto rapporto al suo superiore fornendo alcuni dati: ma l’episodio non è stato percepito come una minaccia perché, spiegano fonti del governo, l’uomo sarebbe stato molto vago e incoerente. La polizia sarebbe stata informata solo dopo l’attacco del 22 luglio.
Intanto proprio la polizia ha deciso di non chiedere l’estensione delle restrizioni sulle visite e la corrispondenza nei confronti di Anders Behring Breivik. Il pubblico ministero Pal-Fredrik Hjort Kraby ha spiegato che “non riteniamo che il sospetto possa influire sulle indagini ricevendo lettere o visite”. Breivik, detenuto in stretto isolamento, da dicembre può leggere i giornali e alcune lettere. Se la polizia non cambierà idea all’ultimo momento, il 32enne potrà ricevere anche una visita a settimana.
Antonio Scafati