
ARMI LEGGERE – Le armi leggere hanno sempre attratto un gran numero di persone di tutte le età e, soprattutto, hanno permesso a numerosi Paesi o gruppi militari di condurre guerre tramite il loro uso. Utilizzate per uccidere, per difesa personale, caccia o anche solo per collezionismo, questi oggetti (quasi tutti mortali) sono talmente “desiderati” da possedere un mercato legale e illegale di proporzioni incredibili.
L’Istituto svizzero Small Arms Survey ha effettuato uno studio sulla importazione di armi leggere nel mondo negli ultimi dieci anni, che è stata ripresa e approfondita dalla ricercatrice Sara Rainelli per conto dell’Archivio Disarmo, che ha dedicato una monografia del mensile edito dallo stesso ente sull’argomento (per maggiori informazioni visitare il sito www.archiviodisarmo.it).
Nella speciale classifica sull’importazione di armi leggere gli Usa si piazzano sul gradino più alto, essendo il Paese con la maggiore importazione, per un valore di circa 1 miliardo di dollari. A seguire, con una “spesa” pari a circa 100 milioni di dollari all’anno, si piazzano invece il Canada, la Francia, la Germania, l’Arabia Saudita e il Regno Unito.
In linea di massima, il fatturato annuo mondiale dovuto all’importazioni di armi dovrebbe aggirarsi al di sopra dei 6 miliardi di dollari. Tuttavia è attualmente impossibile avanzare una stima precisa in quanto molti Stati sono restii dal comunicare informazioni riguardo a importazioni, esportazioni e produzione legale di armi leggere. Praticamente impossibile definire con precisione il quadro nel merito circa le attività illegali e questo per due motivi: innanzitutto le armi leggere sono facili da utilizzare e tra le più economiche nella categoria; inoltre sono le più utilizzate per l’ordine tattico.
Per quanto riguarda la produzione, la maggior parte delle armi in questione viene prodotta dalle industrie anche se in alcuni casi, precisi modelli sono ancora di manifattura artigianale e sono proprio queste quelle utilizzate nel mercato illegale in quanto più facili da reperire, come ad esempio numerosi tipi di mortai in Irlanda; oppure lanciagranate e granate nelle Filippine prodotte dal Fronte islamico di liberazione Moro; o infine numerose armi rudimentali in Africa o in Pakistan. Dalla ricerca è possibile apprendere che negli ultimi 50 anni la produzione delle suddette armi si è aggirata intorno alle 36-46 milioni di unità (circa 700.000-900.000 pezzi annui). Le maggiori fabbriche produttrici di armi e munizioni sono la Lake City Army Ammunition Plant, ossia il maggior produttore statunitense di munizioni per armi di piccolo calibro e la Beretta che fa da padrone del settore in Italia fornendo carabine, armi sportive, pistole da difesa e fucili da caccia.
Il commercio di armi leggere o di piccolo calibro, includendo le munizioni supera i 6 miliardi di dollari senza contare i guadagni, non ancora valutati, ottenuti dall’acquisto di accessori vari e dei componenti delle armi. A farla da padrone nel proficuo commercio delle armi da fuoco leggere o di piccolo calibro sono 12 Paesi e precisamente Austria, Italia, Canada, Belgio, Brasile, Cina, Germania, Federazione Russa, Stati Uniti, Regno Unito, Turchia e Svizzera. Questi sono entrati nella graduatoria dopo aver esportato in un solo anno, in un range tra il 2001 e il 2007, più di 100 milioni di dollari.
Nello stesso lasso di tempo ad aver esportato armi di piccolo calibro o leggere circa 36 Paesi. In ordine alfabetico sono precisamente: Arabia Saudita, Argentina, Australia, Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Cipro, Corea del Nord, Corea del Sud, Danimarca, Emirati Arabi Uniti, Finlandia, Francia, Giappone, India, Iran, Israele, Messico, Montenegro, Norvegia, Olanda, Pakistan, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Serbia, Singapore, Slovacchia, Spagna, Sud Africa, Svezia, Tailandia, Taiwan, Ucraina, Ungheria.
Dal punto di vista delle importazioni, sempre considerando il periodo 2001-2007 i Paesi maggiormente coinvolti sono stati Arabia Saudita, Canada, Francia, Germania, e Stati Uniti. Tutti e cinque questi Paesi hanno importato armi, accessori e munizioni per un valore di circa 100 milioni di dollari ogni anno.
Luca Bagaglini
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