
PUBBLICITÀ GOOGLE – Il colosso dei notori di ricerca, Google, è finito nell’occhio del ciclone per pubblicità truffaldine apparse su AdWords. Il caso è scoppiato in Gran Bretagna, dove una donna ha denunciato al programma radiofonico “5 live Investigates” della BBC la pubblicità su Google di un sito che vendeva illecitamente i biglietti per le Olimpiadi di Londra. La donna, fidandosi di quanto apparso su Google, ha sborsato ben 750 sterline per i biglietti della gara dei 1.500 metri, ma non li ha mai ricevuti e molto probabilmente non riceverà indietro nemmeno i soldi. Il sito pubblicizzato sul motore di ricerca, infatti, non è tra quelli autorizzati alla vendita dei biglietti per le Olimpiadi di Londra. Indagando sul sistema di sponsorizzazione tramite AdWords, i giornalisti della BBC hanno scoperto tutta una serie di attività illecite: non solo annunci di siti non autorizzati per la vendita di biglietti di manifestazioni pubbliche (olimpiadi, concerti, partite ecc..), ma anche pubblicità di trafficanti di droga e rivenditori di falsi documenti di identità.
L’inconveniente nasce dal fatto che gli inserzionisti pubblicano autonomamente gli annunci su Google AdWords, quindi la bontà dell’annuncio dipende sostanzialmente dalla loro onestà. Il sistema automatico di inserimento degli annunci opera una prima selezione, ma solo in un secondo momento il motore di ricerca provvede, tramite i propri operatori, a rimuovere le pubblicità illegali, che contravvengono alle stesse regole di Google. I responsabili del motore di ricerca hanno dichiarato al Corriere della Sera che esistono diverse di “regole che illustrano quali annunci pubblicitari possono e quali non possono comparire su Google e vengono applicate e fatte rispettare sia da sistemi automatizzati sia da persone”. “Di recente – hanno aggiunto -, grazie al lavoro effettuato con la polizia, abbiamo rimosso alcuni annunci relativi ai biglietti delle prossime Olimpiadi che violavano tali regole” (il caso denunciato alla BBC). Tuttavia Google ha deciso di tenere il denaro incassato dalla pubblicità fraudolenta, scatenando ulteriori polemiche.
Redazione
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