La nicotina provoca morte… Ma estende la memoria e aiuta i malati di Parkinson

Sigaretta

NICOTINA MORBO PARKINSON – Uno studio dell’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche di Milano (Ibfm-Cnr) e Università di Milano-Bicocca ha stabilito che nonostante limiti alcuni processi strettamente legati alla decisione e all’avvio del movimento da parte del cervello, la nicotina è da considerare la sostanza in grado di aumentare le prestazioni della ‘working memory‘ (comunemente memoria). Tale espansione è utile nel contrastare alcuni disturbi strettamente collegati al morbo di Parkinson.

Nello specifico Alberto Zani, ricercatore Ibfm-Cnr di Milano, ha spiegato: “I risultati – presentati al Congresso mondiale della Society for Neuroscience di Washington – confermano le scoperte della ricerca neurobiologica sui modelli animali, che evidenziano il ruolo cruciale della nicotina nel trattamento dei principali sintomi del Parkinson, come i disturbi della memoria e le discinesie motorie”. “In particolare, sono stati osservati un gruppo di non-fumatori e uno di giovani fumatori (7-20 sigarette per die; concentrazione plasmatica minima di nicotina = 0,062 mg), bilanciati dal punto di vista dello stato psicofisico e del livello culturale”.

“Per testare i meccanismi cerebrali di orientamento selettivo dell’attenzione visuo-spaziale e misurare il tempo di reazione, i partecipanti – ha dichiarato – dovevano mantenere la fissità dello sguardo, prestare attenzione a stimoli presentati in punti diversi dello spazio visivo, previamente segnalati, e rispondere premendo un tasto”. In aggiunta, “per indagare la memoria di lavoro, cioè il ‘magazzino’ che ospita temporaneamente le informazioni appena apprese al fine di riutilizzarle, durante l’esecuzione di un compito di attenzione spaziale, i volontari dovevano contare a ritroso, partendo da grossi numeri e sottraendo tre cifre alla volta, ad esempio 17.898, 17.895, 17.892, e cosi via. Nel compito mirato alla pianificazione, invece, i partecipanti erano obbligati a fare una scelta motoria, premendo il più velocemente possibile un tasto con l’indice o con il medio, in base a stimoli diversi”.

La ‘Low resolution electromagnetic tomography’, detta più comunemente ‘Loreta‘, è stata la tecnica grazie la quale “è stato poi possibile, con immagini di risonanza magnetica tridimensionali, evidenziare il ruolo fondamentale svolto dai neuroni frontali e prefrontali dell’emisfero destro nella capacità di gestire un aumento del carico di lavoro e nell’espansione della working memory, indotte dai livelli plasmatici di nicotina”.

“Questi risultati rappresentano un’importante evidenza sull’uomo che si accorda con gli studi di manipolazione genetica nell’animale secondo i quali topi knokout privi della sub-unità alfa5 dei recettori nicotinici, densamente presenti nella corteccia prefrontale, manifestano un deficit attentivo-mnemonico in condizioni di carico di lavoro mentale, rispetto ai topi normali, nonostante il trattamento con nicotina. Si apre quindi – ha concluso Zani – un’interessante prospettiva per l’utilizzo terapeutico della nicotina non soltanto per le discinesie, ma anche per i problemi di memoria del Parkinson. Questo è il primo studio a mostrare effetti sulla memoria nell’uomo da parte di questa sostanza, che possono trovare utili applicazioni nel trattamento, non solo del Parkinson, ma anche dell’Alzheimer”.

Le prove hanno visto l’ausilio di 128 sensori che hanno permesso di registrare la Erp (Potenziali correlati ad eventi), ossia l’attività bioelettrica cerebrale. In merito Alice Mado Proverbio ha precisato che “questo ha consentito di monitorare il variare della funzionalità cerebrale in funzione dei compiti e della stimolazione visiva”.

“Nel compito d’attenzione visuo-spaziale non si è registrata alcuna differenza tra i due gruppi nella velocità di risposta agli stimoli. Nel doppio compito attentivo-mnemonico i fumatori, in media, sono stati 50 millisecondi più veloci, mostrando anche molte meno omissioni di risposta. Questo gruppo, però, risultava di circa 100 millisecondi più lento nel compito di programmazione e decisione motoria”, ha concluso.

L.B.

Con direttanews.it sei sempre al centro delle notizie, clicca QUI e diventa fan