Il comandante della nave è stato arrestato perché sussistevano (secondo gli inquirenti) dei pericoli di fuga. Ora speriamo (anche se sbrogliare la matassa di questo apparente intrigo non farà tornare in vita le persone decedute) che, grazie all’interrogatorio del Comandante e alle varie deposizioni che si succederanno nei prossimi giorni, si riuscirà a fare chiarezza su una vicenda che ha ancora troppi punti oscuri. L’allarme è stato dato un’ora dopo la collisione, la Capitaneria di Porto quindi non si è potuta muovere subito. Sono stati gli stessi vacanzieri ad avvisare per primi, con i cellulari, le forse dell’ordine su quello che stava avvenendo.
La nave è assicurata per 450 milioni di euro. L’armatore è tenuto a pagare fino a 450mila mila euro a passeggero se l’incidente non è stato causato da fenomeni naturali. Quindi parliamo di cifre stratosferiche. E di interessi da salvaguardare (speriamo non a scapito della verità).
I troppi punti oscuri di questa vicenda ci ricordano in qualche maniera un altro fatto tragico che ha coinvolto la marineria italiana, quello dell’affondamento del Transatlantico Achille Lauro nel 1994 in seguito ad un incendio scaturito all’interno dello scafo. Vicenda che ancora lascia perplessi gli addetti ai lavori e che ha visto una serie di processi terminati nel 2009, 15 anni dopo il fatto. La nave, famosa per essere stata oggetto di un dirottamento nel 1985, per quattro volte (1965, 1972, 1981 e 1994) fu vittima di incendi, l’ultimo dei quali, appunto scoppiato nella notte tra il 29 e il 30 novembre 1994, ne causò l’affondamento il 2 dicembre, tre giorni dopo. Circa un anno dopo Costantino Miletti, commissario di bordo della Achille Lauro al momento dell’incendio, rilasciò queste dichiarazioni: “Macché incidente. Vollero distruggerla”. Il suo racconto fu preciso e ostentatamente accusatorio. Miletti, in un articolo apparso sul Corriere della Sera a firma Fulvio Busi, rilasciò queste dichiarazioni: “L’ incendio fu provocato da chi voleva liberarsi di quella nave”. E da li una sequenza molto precisa di fatti che tendevano ad avvalorare la sua tesi. I Lloyd’s di Londra però, che avevano l’onere della assicurazione della nave, esclusero il dolo e anche la relazione inviata dalla Capitaneria al ministero dei Trasporti non fece pensare a nulla di premeditato. Però le indagini andarono avanti e dopo 15 anni e alcuni processi, nel 1999, arrivò una nuova sentenza di secondo grado per incendio colposo. La Corte d’Appello di Napoli condannò a due anni di reclusione i tre imputati, il comandante di allora Giuseppe Ordi, il direttore di macchina Ferdinando De Simone ed il primo ufficiale di macchina, Ciro Gentiluomo.
Il recupero del relitto, che avrebbe potuto dare molte risposte all’enigma del dolo-non dolo, non è mai stato preso in considerazione in tutti questi anni, visti gli enormi costi che il ripescaggio avrebbe e per via del fatto che nel punto in cui è affondato 18 anni fa l’Achille Lauro si trova ad una profondità di circa 5 chilometri dalla superficie. In calce all’articolo riportiamo un video d’epoca tratto da You Tube dove vengono magnificate le doti di quella nave definita come la “milgiore del XX secolo”.
Ora vediamo cosa succederà alla Costa Concordia. Per capire il perché della manovra così azzardata e il perché della vicinanza della nave alla riva.
Redazione On Line