INTERVISTA GIOVANNI PUGLISI – Egregio Dottor Puglisi, lieti di ospitare su Direttanews il presidente della Commissione nazionale italiana dell’Unesco. L’ammissione della Palestina alla stessa UNESCO, decisa a novembre scorso, è al centro del dibattito internazionale. È davvero un momento epocale? Quali scenari si aprono per il futuro?
Tutto il mondo ha percepito l’importanza e la portata simbolica di questo momento: per la prima volta un’agenzia internazionale ha concretamente riconosciuto il principio dell’autodeterminazione del popolo palestinese e l’esistenza di due Stati in Israele.
È stata una decisione coraggiosa. Si sapeva infatti che avrebbe aggravato la già difficile situazione economica dell’UNESCO ma si è preferito anteporre i principi di giustizia e di multilateralismo alle ragioni della necessità economica.
L’Italia in quel consesso ha optato per l’astensione, in mancanza di una posizione coesa e unita dell’Unione europea. Molti sono infatti i Paesi, europei e non solo, che hanno ritenuto che fosse prematuro porre la questione in un momento delicato di ripresa del negoziato e che uno Stato palestinese debba essere riconosciuto solo nell’ambito delle trattative di pace con Israele.
Le conseguenze di una decisione così audace non si sono fatte attendere: a poche ore dalla delibera, Israele ha annunciato una linea durissima, mentre gli Stati Uniti, principali contributori dell’UNESCO, hanno immediatamente ritirato il proprio finanziamento fin da quest’anno e hanno privato l’Organizzazione del 22% del suo budget per il 2012.
Come ha ricordato il Direttore Generale, Irina Bokova, ora “l’UNESCO si trova in un momento cruciale e dovrà mostrare la propria capacità di attuare misure radicali”. Inoltre sapremo presto se il sì dell’UNESCO avrà effetti sulla richiesta di ammissione della Palestina alle Nazioni Unite, presentata lo scorso settembre dal presidente Abu Mazen. Ma la situazione lì è molto diversa: nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU gli Stati Uniti hanno diritto di veto, mentre nella Conferenza Generale dell’Unesco ogni Stato Membro dispone di un voto, indipendentemente dalla sua grandezza o dall’ammontare del suo contributo al budget.
In qualità di Presidente della Commissione Nazionale Italiana dell’Unesco, può dirci in che modo il ritiro del contributo degli Stati Uniti all’UNESCO influirà sul programma di attività dell’UNESCO in Italia?
Il taglio dei finanziamenti deciso dagli USA, unito alla crisi finanziaria, economica e politica che in questi ultimi tempi è divenuta sempre più soffocante, ha inferto un duro colpo alla gestione dei programmi dell’UNESCO un po’ ovunque. Il quadro critico non ha però impedito alla Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, forte della sua mission e dell’importanza dei suoi ambiti d’azione – l’educazione, la scienza e la cultura -, di cercare di tradurre l’attuale frangente in un’opportunità e una sfida e di definire con più efficacia le priorità. D’altro canto i temi “Unescani” sono e restano prioritari: senza educazione non c’è democrazia, senza scienza non c’è progresso, senza cultura non ci può essere pace né coesione sociale. E le iniziative in cui l’UNESCO e la Commissione Italiana sono impegnate toccano una molteplicità d’ambiti e investono settori molto diversi, dalla conservazione del patrimonio culturale alla valorizzazione della diversità culturale, dalla promozione dell’alfabetizzazione all’educazione allo sviluppo sostenibile. D’altronde l’UNESCO è nata nel secondo dopoguerra per contribuire alla costruzione della Pace, ma le trasformazioni che hanno investito il mondo negli ultimi sessanta anni hanno radicalmente modificato lo scenario in cui l’UNESCO opera e lo stesso significato della parola “pace”, che nel mondo contemporaneo va intesa non solo come assenza di guerre tra gli Stati, ma come assenza di qualunque tipo di conflitto, anche quello tra i popoli e le culture, lo scontro tra le classi sociali, il conflitto tra i sessi, l’opposizione tra il Nord e il Sud del mondo, il conflitto tra l’uomo e il pianeta. Pace significa armonia, convivenza, solidarietà, rispetto, dialogo, sviluppo umano, benessere condiviso, libertà d’espressione e di scelta.
Sul piano internazionale l’Italia è stata confermata per la quarta volta consecutiva all’interno del Consiglio Esecutivo dell’UNESCO, vedendo così confermato il prestigio che il nostro Paese riscuote nell’Organizzazione e raccogliendo i frutti di un’abile azione diplomatica in una questione tanto complessa come quella palestinese. Da non sottovalutare è poi il fatto che il nostro Paese ospita alcuni importanti istituti internazionali dell’UNESCO, come il BRESCE di Venezia (“Regional Office for Science and Culture in Europe”), il Centro Internazionale per la Fisica Teoretica di Trieste e il WWAP – World Water Assessment Program – di Perugia, programma mondiale per la valutazione e il monitoraggio delle risorse idriche al quale collaborano ben 24 Agenzie delle Nazioni Unite. Una buona parte del programma di attività del prossimo anno sarà dedicato al 40° anniversario della Convenzione sul Patrimonio Mondiale, mentre è notevole il fatto che l’UNESCO abbia accolto la richiesta della Commissione Italiana di inserire tra le celebrazioni internazionali il 100° anniversario della nascita di Giulio Einaudi (1912), e a seguire nel 2013 il 200° anniversario della nascita di Giuseppe Verdi (1813).
Nel 2013 a Napoli si terrà il “Forum Universale delle Culture”, evento culturale internazionale promosso dall’Unesco ogni 3 anni: quali temi saranno oggetto di discussione nel corso dell’iniziativa?
Il Forum Universale delle Culture è nato a Barcellona nel 2004 con l’obiettivo di promuovere il dialogo tra i popoli, le civiltà e i cittadini e il confronto sui temi più urgenti del nostro tempo. La prossima edizione del Forum si terrà nel 2013 a Napoli, che per l’occasione ospiterà per 101 giorni dialoghi, esposizioni ed espressioni culturali su grandi assi tematici collegati ai cinque continenti: pace, sviluppo sostenibile, conoscenza, diversità culturale. Il Forum di Napoli si caratterizzerà per l’attenzione particolare dedicata al protagonismo delle città come luoghi di democrazia e partecipazione diretta. Questo ambito mi è particolarmente caro, dato che ritengo che le città siano per loro natura i centri eletti ad ideare e mettere in atto i nuovi modelli di sviluppo e di vita, e non è un caso che una delle recenti edizioni della “Settimana dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile”, che si tiene ogni anno sotto l’egida e il coordinamento della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, sia stata proprio dedicata al tema “Città e Cittadinanza”, con oltre 700 iniziative in tutta Italia e una straordinaria ed entusiastica partecipazione delle istituzioni e dei cittadini.
Napoli è il luogo ideale per partire da una storia e tradizione millenaria e ripensare la modernizzazione delle nostre città. Anche il tema del Mare rappresenta un simbolo che spiega e racconta la Città, ne determina la morfologia culturale e strutturale, le attitudini, le competenze e i mestieri, generando una posizione chiave negli scambi politici, sociali e commerciali, nel caso specifico nel Mediterraneo.
Un altro tema centrale, fortemente voluto da Napoli, è quello dal titolo “Memoria del futuro: conoscere le proprie radici per progettare il futuro comune”; è un argomento caro anche all’UNESCO, che ci tiene a sottolineare quanto la cura delle proprie radici e tradizioni possa essere d’ispirazione per scelte future e sul futuro che siano illuminate.
Gli eventi principali si svolgeranno in cornici di particolare pregio e bellezza, alcuni dei quali sono stati riconosciuti Patrimonio Mondiale dall’UNESCO: Pompei, Piazza del Plebiscito, la Reggia di Caserta, Capodimonte, etc..
Può raccontarci qualcosa di più in merito ai siti italiani recentemente riconosciuti come Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco?
Quest’anno l’UNESCO ha inserito due ulteriori siti italiani nella prestigiosa Lista del Patrimonio Mondiale.
Il primo, chiamato “I Longobardi in Italia al I luoghi del potere (568-774 d.C.)”, comprende sette località, dal Friuli al Gargano, che ospitano preziose testimonianze del periodo culminante della cultura longobarda e costituisce il risultato di una efficace collaborazione fra cinque Regioni, sei Province, otto Comuni, due Comunità Montane e diciassette Soprintendenze territoriali ai Beni Culturali. Sono testimonianze di un’architettura che rappresenta una straordinaria sintesi tra antichità romana e tradizione germanica, caratterizzata dall’intreccio di singolari ed eterogenei elementi, nel contempo suggestionati dal mito bizantino e dalla spiritualità cristiana.
Il secondo, i ”Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino”, ha carattere transnazionale e coinvolge ben sei Paesi europei (Svizzera, Austria, Francia, Germania, Italia e Slovenia). Si tratta di una selezione di 111 dei circa 1000 resti di insediamenti palafitticoli preistorici ben conservati che risalgono al periodo che va dal 5000 al 500 a.C., quando nacquero le prime comunità agricole della storia europea. La parte italiana comprende diciannove aree archeologiche selezionate dislocate in cinque regioni del Nord Italia, molte delle quali concentrate nella zona del Lago di Garda.
Si tratta di una splendida accoppiata che consente all’Italia, con 47 siti iscritti, di consolidare la sua posizione al vertice della lista delle eccellenze mondiali. Il primato dei Patrimoni UNESCO è per l’Italia una fonte di soddisfazione, ma anche di grandi responsabilità: non bisogna dimenticare che il riconoscimento dell’UNESCO comporta l’impegno dello Stato ad assicurare la reale e piena protezione e fruizione dei siti, a promuovere sinergie fra amministratori e forze sociali e a sviluppare progetti coordinati di tutela e valorizzazione, che siano condivisi dai vari soggetti operanti sul territorio. L’UNESCO, non mi stancherò mai di ripeterlo, non può sostituire gli Stati membri nella conservazione e manutenzione dei beni.
Simone Ciloni