WIKIPEDIA OSCURATA PER PROTESTA – Da Wikipedia a Mozilla passando per Twitpic, sono molti i siti web che oggi si sono fermati in segno di protesta contro due proposte di legge che il Congresso Usa sta esaminando in questi giorni: entrambi i testi sono finalizzati a combattere la pirateria su Internet e ad impedire agli utenti di scaricare liberamente musica e film senza pagare il diritto d’autore. I progetti di legge consentirebbero agli autori – o comunque ai titolari dei diritti – interessati dalle violazioni di avviare azioni contro i siti da cui gli utenti possono scaricare questi contenuti ma anche contro altre piattaforme (compresi social network e blog) che presentino collegamenti con un altro sito che potrebbe contenere file illegali.
Ma la Rete non ha intenzione di restare a guardare e sulla prima linea della protesta c’è Wikipedia: il sito in inglese è oscurato e resterà fermo fino a questa sera, mentre le versioni in altre lingue (tra cui quella italiana) sono listate a lutto. Nel comunicato diffuso da Wikipedia Italia, si manifesta solidarietà nei confronti dell’azione di protesta. “Condividiamo con i nostri colleghi di lingua inglese – si legge nel testo – le preoccupazioni sul pericolo che l’approvazione di tali leggi da parte del Congresso degli Stati Uniti potrebbe comportare per la libertà del Web in generale, e per Wikipedia in particolare, e desideriamo unire la nostra voce al coro di chi chiede che il Web stesso possa rimanere libero da censure e limitazioni, e non essere influenzato da leggi, decise da pochi, che cerchino di arginare questa libertà”.
Infatti la preoccupazione di molti è che, in caso di approvazione, le due leggi possano mettere a repentaglio una delle migliori caratteristiche del web: l’impossibilità di incatenare le notizie e le informazioni. “Per oltre un decennio abbiamo speso milioni di ore a costruire la più grande enciclopedia nella storia – si legge nel messaggio che oggi compare sulla versione inglese di Wikipedia – Ora, il congresso americano sta valutando una legge che potrebbe fatalmente danneggiare il web libero e aperto”.
Anche Google si mobilita: sulla pagina iniziale del celebre motore di ricerca è stato inserito il link per poter firmare una petizione contro queste leggi.
Redazione online
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