Naufragio Concordia, catastrofe ambientale dietro l’angolo. Schettino racconta la prassi degli inchini come spot

NAUFRAGIO COSTA CONCORDIA – Con il passare delle ore aumentano esponenzialmente le probabilità che il tragico naufragio della Concordia, la nave da crociera della compagnia Costa rimasta incagliata nei pressi dell’Isola del Giglio nove giorni fa, riveli risvolti drammatici dal punto di vista ambientale, oltre che sotto l’aspetto umano. Si fa infatti sempre più alto il rischio di dispersione in mare del carburante dell’enorme imbarcazione: nel pomeriggio di ieri le l’area in cui si trova la nave è stata circondata con una sorta di cinta composta da tre cerchi concentrici, che dovrebbe fare in modo che il carburante non arrivi a toccare le coste del Giglio. Ma si tratta di una misura insufficiente, anche perché interessa solo la superficie dell’acqua e non può invece arginare eventuali danni al fondo marino. In queste ore i sommozzatori sono stati inoltre costretti a sospendere le ricerche dei dispersi, dopo che nella serata di ieri è stato rinvenuto il corpo senza vita di una donna: la Concordia si sta muovendo, cosa che rende le operazioni troppo pericolose.

Nel frattempo si sussueguono a ritmo incessante le notizie relative alle dichiarazioni rilasciate da Francesco Schettino durante l’interrogatorio di qualche giorno fa. Il capitano della nave ha rivelato agli inquirenti che quella dei cosiddetti “inchini“, cioè dei passaggi delle navi da crociera molto vicino alle coste, è una prassi utilizzata dalla compagnia a scopo pubblicitario. Pier Luigi Foschi, ad della Costa, ha riferito di aver dato il via libera ad un’operazione di questo tipo in una sola occasione ma Schettino ha spiegato che gli “inchini” si sono verificati più volte, “a Capri, a Sorrento e in tutto il mondo”. Si tratta, ha precisato il comandante, di pratiche pianificate dalla compagnia stessa, soprattutto in occasione delle “feste patronali”, par farsi “pubblicità”. Una sorta di spot dal vivo, insomma.

Nell’interrogatorio Schettino ha inoltre ammesso di aver dato l’allarme con un consistente ritardo e ha provato a spiegare le sue ragioni. “Prima di dare l’emergenza dobbiamo essere sicuri – ha detto – perché non voglio rimanere con i passeggeri in acqua, né creare panico che la gente mi muore per nulla”.

Redazione online

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