Giorno della Memoria: 67 anni fa venivano aperti i cancelli di Auschwitz


GIORNO DELLA MEMORIA – Oggi ricorre il Giorno della Memoria che commemora la Shoah, l’Olocausto degli ebrei. Per la commemorazione è stata celta la data del 27 gennaio in quanto fu proprio il 27 gennaio del 1945 che l’Armata Rossa, dopo la ritirata delle truppe naziste, entrava nel campo di concentramento di Auschwitz, scoprendo una delle più atroci mostruosità che l’essere umano avesse mai potuto concepire. Ad Auschwitz (nome tedesco della cittadina polacca di Oświęcim, allora sotto il controllo della Germania), così come in altri campi di concentramento nazisti sparsi in Europa, veniva messo in atto il sistematico e scientifico sterminio degli ebrei (così come di altre minoranze, quali omosessuali e zingari), in base a quella che i nazisti chiamarono la “soluzione finale della questione ebraica”, in realtà un vero e proprio genocidio. Auschwitz, il più grande complesso di sterminio (formato da tre lager: Auschwitz I, Birkenau e Monowitz, dove fu rinchiuso Primo Levi), è assurto a simbolo dell’Olocausto per gli orrendi crimini contro l’umanità che vi furono compiuti. Circa un milione e trecentomila persone vi furono deportate da tutta Europa, di queste ne morirono un milione e centomila: coloro che non furono uccisi nelle camere a gas, morirono per le condizioni di vita estreme, dovute al freddo e alla fame, per i massacranti lavori forzati, le malattie infettive, per gli esperimenti medici o le esecuzioni individuali e sommarie che spesso i nazisti mettevano in atto sui prigionieri. Durante la Seconda Guerra Mondiale furono sterminati in Europa circa 6 milioni di ebrei.

Il Giorno della Memoria si è posto pertanto come una ricorrenza fondamentale, per non dimenticare, con il passare degli anni e il venir meno di coloro che furono testimoni, le atrocità dell’uomo sull’uomo e come monito per il futuro. La giornata in cui si ricorda la tragedia degli ebrei è stata istituita ufficialmente a livello internazionale con la risoluzione 60/7 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il 1° novembre del 2005. Già nel 1996, in Germania, il presidente Roman Herzog istituì, sempre per il 27 gennaio, il Giorno del ricordo per le vittime del Nazionalsocialismo. In Italia, la legge n. 211 del 20 luglio 2000 ha istituito il 27 gennaio giornata di commemorazione delle vittime dell’Olocausto e per ricordare anche le leggi razziali del fascismo e la persecuzione italiana contro il popolo ebraico.

Per oggi sono previste celebrazioni ed eventi in tutto il mondo.

“Oggi più che mai la storia e la sua memoria chiedono l’impegno ed il coraggio di tutti ad ogni livello”, ha dichiarato il Presidente del Consiglio italiano Mario Monti in occasione della Giorno della memoria, con un avvertimento sul difficile momento che sta attraversando l’Europa a causa della crisi e affinché si vigili “perché rigurgiti di antisemitismo, xenofobia, intolleranza non intacchino i nostri valori fondanti, vanificando lo sforzo che tutti insieme stiamo compiendo per consolidare la nostra convivenza civile”.

“C’è sempre il rischio di ritualizzare questa memoria come un dovere che bisogna compiere“, ha dichiarato il Ministro il ministro dell’Integrazione, Andrea Riccardi. “Ma la vicenda della Shoah è un fatto costitutivo della nostra identità europea, un dramma che non si può dimenticare, perché è la pagina che noi abbiamo voltato proprio in quel 27 gennaio del 1945, quando cadevano i cancelli di Auschwitz“. “Il Giorno della Memoria  – ha proseguito il ministro – deve essere un ritornare su quegli eventi tragici, per capire le radici della nostra civiltà, che sono quelle di dire no a quel fatto orribile, a quell’abisso di male che ha segnato l’Europa”. Riccardi ha poi aggiunto che “la Shoah non è solo un fatto che riguarda tedeschi ed ebrei, perché in tanti hanno collaborato con i tedeschi: italiani, francesi, polacchi, ungheresi, ucraini, russi. Insomma, è un fatto che ci riguarda tutti” e “ricordare non è solo un debito nei confronti delle vittime”, ma “bisogna ricordare per evitare che risucceda“.

Redazione

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