Crisi in Siria: consiglio sicurezza Onu dopo i 60 morti di Damasco

 

CRISI IN SIRIA – L’esercito siriano ha lanciato una nuova cruenta offensiva alla periferia di Damasco per riprendere il controllo dei sobborghi, ma stavolta causa una vera e propria strage uccidendo oltre 60 persone, tra cui donne e bambini. Un atto che spinge i ministri degli Esteri francese, Alain Juppe, e l’omologo del Regno Unito, William Hague, a volare urgentemente a New York per incontrare Hillary Clinton e sostenere una risoluzione Onu che sia da sostegno al piano arabo di pace e dia man forte a una risoluzione contro le violenze commesse dal regime di Bashar al Assad. L’unico ostacolo è rappresentato dalla Russia che si oppone ad ogni presa di posizione dura nei confronti della Siria e rilancia un tavolo di pace tra regime e opposizione a Mosca.

Ma dal Consiglio nazionale siriano, principale piattaforma dell’opposizione all’estero, ha dichiarato di non aver ricevuto nessun invito da parte del governo moscovita e che non è più disposto a trattare con i rappresentanti di una tirrania che uccide impunemente il proprio popolo. Il leader del Cns, Borhan Ghalioun, ha esplicitamente detto ai giornalisti che “ogni risoluzione che non metta fine al regime di Bashar al Assad non rappresenterà una soluzione pragmatica allo spargimento di sangue che da undici mesi affligge il popolo siriano, e non sarà in grado di preparare il terreno per negoziazioni politiche pacifiche… La condizione imprescindibile per dare avvio delle trattative sono le dimissioni di Assad. Nessuna negoziazione è possibile se non rinuncia al potere”. E dopo le ultimi stragi sembra che la comunità internazionale ora sia concorde nel chiedere le dimissioni di Assad. Russia e Cina permettendo.

 

Luigi Ciamburro

 

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