Lavoro, Monti: l’art. 18 sconsiglia gli investimenti in Italia

MONTI: LAVORO ART.18 – Nell’intervista fiume a Repubblica Tv, il Presidente del Consiglio Mario Monti ha parlato soprattutto di lavoro. Oltre a chiedere scusa per essere stato frainteso sulla sua frase sui giovani e la monotonia del posto fisso, il premier ha parlato anche del tema tabù di questi giorni, l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, quello che prevede l’obbligo di reintegro nei confronti di quei lavoratori licenziati senza giusta causa. “Il si tocca o non si tocca l’articolo 18 sembrava la contrapposizione tra Orazi e Curiazi. Il nostro scopo è quello di passare dai simboli e i miti alla realtà pratica e pragmatica“, ha sottolineato Monti. “Stiamo vedendo al tavolo con il ministro del Lavoro e i sindacati – ha aggiunto – come si può contemperare la garanzia e il rispetto di certi diritti del singolo lavoratore con forme che non scoraggino le imprese dall’assumere maggiormente. “E dobbiamo compararci con quello che passa il convento sul piano internazionale“, ha detto il premier. Infatti, “per come viene applicato l’articolo 18 in Italia”, ha proseguito Monti, sconsiglia “investimenti di capitali stranieri, ma anche italiani” nel nostro Paese.

“Il governo non ha poteri di intervento su come la giustizia viene amministrata, possono esserci però chiarimenti e modifiche che danno nuovi paletti a chi deve amministrare la legge”, ha detto il Presidente del Consiglio. Comunque, ha precisato Monti: “Non so dire se sia essenziale la modifica dell’art. 18 nella riforma del lavoro che stiamo varando per la fine di marzo” (data ultima che il governo si è dato per riformare il mercato del lavoro), “ma è una delle tessere di un mosaico e come tale deve essere considerato”, ha ribadito il Presidente del Consiglio.

Monti ha quindi criticato il “buonismo” dei governi passati: “Invito gli italiani a tener conto che se l’Italia è ridotta un po’ male è perché i governi italiani per decenni hanno avuto il cuore troppo buono, diffondendo buonismo sociale“. il Presidente del Consiglio ha però respinto l’etichetta di “aridità”, che alcuni partecipanti al forum su Repubblica Tv hanno attribuito al suo governo. C’è attenzione per il sociale, ha tenuto a sottolineare il premier. “Abbiamo il cuore buono, ma l’avere il cuore buono significa anche pensare bene alle decisioni che si prendono, quando queste pesano come piombo su chi viene dopo di noi. E un governo non politico come il nostro – ha aggiunto – ha anche il compito di spiegare che pur se sgradevoli le cose fatte servono a equilibrare le cose“.

Monti si è riferito alle decisioni, prese dai governi precedenti, “dagli anni ’70 e poi ’80 e ’90”, che sono state finanziate creando un disavanzo a due cifre su cui “non c’è stato neppure un dibattito; su cui non c’era neanche consapevolezza”, ha affermato Monti. “I governi di allora, molto politici – ha sottolineato – avevano un cuore molto esuberante e dicevano sì ad ogni istanza, creando disavanzo e debito. Ma se la società si appagava per la generosità verso i più deboli, il debito creato si riversava su persone che allora non votavano o che sarebbero nate solo 20-30 anni dopo: i giovani di oggi“, ha concluso il premier.

Redazione

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