RIFORMA DEL LAVORO – Le parole del premier Mario Monti sul posto fisso e la minaccia del ministro Elsa Fornero sulle riforme del mercato del lavoro hanno innalzato il malcontento popolare, riscaldato i toni dei sindacati e innalzato un polverone politico tra favorevoli (Pdl) e contrari (Pd, Lega Nord, Idv). E la polemica proseguirà anche per i prossimi dieci giorni, finchè non ci sarà un nuovo incontro tra governo tecnico e parti sociali, anche se da Palazzo Chigi fanno sapere che non c’è molto tempo e che l’Unione europea preme per una celere riforma da portare al più presto al capolinea. Una riforma che, secondo il ministro Fornero, ha come obiettivi primari la “lotta alla disoccupazione, in particolare giovanile, oggi al centro dell’attenzione europea, aumento dell’occupazione femminile, innalzamento dei livelli retributivi attraverso la crescita della produttività”.
Ma i sindacati invitano a moderare i termini e a non innalzare il livello dello scontro sociale. Il leader della Cgil, Susanna Camusso, ieri è stata ospite del programma di Michele Santoro, ‘Servizio Pubblico’, dove è tornata ampiamente sull’argomento: “Questa polemica sul fatto che non è più il tempo del posto fisso è un po’ stantia, non è tanto moderna, e nasconde l’idea che bisogna togliere tutele ai lavoratori”. E aggiunge: “Il 30% dei giovani è senza lavoro, vuol dire che uno su tre vorrebbe poter annoiarsi – dichiara sarcasticamente la Camusso -. La verità è che si è voluta creare una giungla di rapporti di lavoro per inseguire la flessibilità. Dobbiamo tornare ad un mercato del lavoro normale… Un medico ha la possibilità di cambiare – sottolinea la leader sindacale -, ma se uno fa il saldatore non può andare a fare il chirurgo. C’è un rapporto con le professionalità che ci sono e con il modello che proponi al Paese: se proponi di cambiare è per abbassare la condizione delle persone”.
E per uscire dalla crisi economica pare che il governa abbia imboccato la strada sbagliata: “In questo momento nel Paese il pensiero è che siamo sull’orlo del baratro e che questo governo ci salverà. Ma non sono così convinta che la ricetta europea di rigore finanziario ci porterà fuori dalla crisi. Per noi vuol dire recessione”.
Luigi Ciamburro
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