SIRIA – La crisi siriana diventa sempre più insostenibile per la popolazione locale e per gli occhi della comunità internazionale che non può più tollerare il bagno di sangue. Nella sola giornata di ieri almeno 53 civili hanno perso la vita tra Damasco e Homs, tra cui anche donne e bambini, mentre le tv del regime annunciano che a mietere vittime sono “terroristi armati” che uccidono cittadini indifesi e militari. Per quest’oggi è prevista la visita diplomatica da parte di una delegazione russa formata dal ministro degli Esteri Serghiei Lavrov e dal capo dei servizi segreti di Mosca, ma non servirà a frenare l’escalation di violenze. Secondo fonti attendibili il regime di Bashar al Assad sta puntando l’artiglieria sulla regione meridionale di Daraa e da stamane sono ripresi gli attacchi delle forze governative contro la città di Homs, epicentro della rivolta.
Intanto su internet circolano video amatoriali in cui si documentano i danni ad un ospedale da campo allestito in un’abitazione privata a Bab Amro, dove si vedono corpi senza vita a terra e decine di feriti ancora sporchi di sangue. Ma i manifestanti non accennano a indietreggiare e nuove proteste sono scoppiate per protestare contro la repressione del regime. Gli Stati Uniti d’America hanno chiuso la propria ambasciata a Damasco, mentre il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki moon, ha chiesto un’immediata cessazione dell’uso della violenza e definito “totalmente inaccettabile di fronte all’umanità” l’uso dell’artiglieria contro la popolazione civile.