MESSICO: AUMENTANO I DESAPARECIDOS – Da quando in Messico è cominciata nel dicembre del 2006 la cosiddetta “guerra al narcotraffico” non si contano più i morti e i dispersi. Solo nel corso dei quattro mesi scorsi il numero di desaparecidos, per usare una terminologia in un certo senso cara al contesto latinoamericano, sarebbe aumentato di 646 unità. I numeri sono da prendere con le pinze e sono, con molta probabilità, arrotondati per difetto, dato che a fornirli è la Procura Sociale per le Vittime di Delitto, un’organizzazione paragovernativa.
Sarebbe forse più attendibile rifarsi ai dati raccolti da alcune associazioni non governative i quali parlano, per tutta la durata del conflitto, di oltre 60.000 morti e i desaparecidos si attesterebbero a 10.000. Cifre impressionanti che fanno riflettere sullo stato di crisi che sta colpendo lo stato messicano e stimolano inevitabili domande sulla, già in partenza dubbia, legittimità dell’operazione che l’esecutivo sta portando avanti.
Tanto più se si considera che la guerra ai cartelli della droga, con la quale il primo ministro messicano Felipe Calderón ha cominciato il proprio mandato governativo circa sei anni fa, ha permesso alle forze di polizia e all’esercito di acquisire un potere fortissimo. Vari provvedimenti legislativi sono stati presi al fine di permettere alle forze armate di agire con libertà ed è ormai chiaro, dato anche il numero esorbitante di scomparsi, che non sono solo i narcotrafficanti a pagare con la vita i propri misfatti, ma è in atto una vera e propria repressione attuata ai danni della popolazione.
Redazione