AIUTI GRECIA – Sta diventando una saga infinita questa del secondo pacchetto di aiuti internazionali alla Grecia (prima da 130 e poi portati a 145 miliardi di euro), assolutamente indispensabili per evitare il default al Paese. Dopo un fine settimana drammatico in cui il Parlamento di Atene si è trovato costretto ad approvare in fretta e furia le nuove misure di austerità imposte dalla troika Ue-Bce-Fmi, come condizione per ricevere gli aiuti, mentre esplodevano violenti scontri di piazza, ieri pomeriggio è arrivata la gelata dal presidente dell’Eurogruppo Jean Claude Juncker che annullava la riunione prevista per oggi a Bruxelles dei Ministri dell’Economia e delle Finanze dell’Eurozona dichiarandosi insoddisfatto per il mancato adempimento delle altre condizioni poste alla Grecia per ottenere il prestito internazionale: oltre all’approvazione del piano di austerity da parte del Parlamento entro domenica (unica condizione soddisfatta), anche un ulteriore taglio di 325 milioni di euro alla spesa corrente e un impegno scritto dei leader dei partiti politici a rispettare i piani anche dopo le elezioni di aprile.
E sono proprio le elezioni di aprile, già in programma da tempo e annunciate lunedì scorso (seppure non ancora formalmente, ma solo da un portavoce del governo), a spaventare l’Eurogruppo e la Commissione europea: il timore è infatti quello che una volta eletti i nuovi leader politici greci facciano marcia indietro sulle misure economiche fin qui introdotte nel Paese. Proprio per queste ragioni nel pomeriggio di oggi è cominciata a circolare l’indiscrezione, diffusa dalla Reuters, che la concessione del secondo pacchetto di aiuti potrebbe essere rinviata ad aprile, dopo le elezioni politiche appunto. Una scelta che metterebbe al riparo le misure di austerità imposte dalla troika, ma che si potrebbe rivelare fatale per le Grecia, poiché il 20 marzo prossimo sono in scadenza titoli greci per un ammontare di 14,5 miliardi di euro, somma di cui il Paese non dispone e che pertanto lo porterebbe al default. Per scongiurare questa funesta eventualità, una fonte dell’Unione europea ha riferito che all’Eurogruppo (che oggi si riunisce solo in teleconferenza) “si sta valutando la possibilità di rinviare il pacchetto di aiuti o di suddividerlo, in modo da evitare un default immediato” alla Grecia. “Da parte di diversi Paesi c’è pressione per rinviare la decisione fino a quando non ci sarà un impegno concreto da parte della Grecia, che potrebbe arrivare solo dopo le elezioni“, ha concluso la fonte.
“Diversi paesi” europei “non vogliono più” la Grecia nell’euro, ha commentato amaramente il ministro delle finanze Evangelos Venizelos, ma “bisogna convincerli che la Grecia può restare nella moneta unica”, ha aggiunto, assicurando che le condizioni poste dall’Eurozona “saranno soddisfatte” entro l’orario fissato per l’inizio della teleconferenza.
Intanto però sulla durezza della Commissione europea e della troika ha fatto sentire la propria voce il Parlamento europeo, con le dichiarazioni di diversi deputati, sia popolari che social democratici, che hanno espresso critiche anche dure sul trattamento riservato alla Grecia: “il Paese non può sopportare di più”, ha detto il capogruppo del Ppe, il francese Joseph Daul; più drastico il leader dei verdi, il franco-tedesco Daniel Cohn Bendit, che ha attaccato i tecnocrati della Commissione europea definendoli “ayatollah del liberismo”.
Valeria Bellagamba
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