
CONTRATTI RAI: CLAUSOLA ANTI-GRAVIDANZA – Non bastavano le polemiche su Celentano e il Festival di Saremo, cui si sono aggiunte quelle di queste ore sul canone (il cui pagamento viene preteso anche per pc, tablet e smatrphone), la Rai è finita nell’occhio del ciclone anche per i contratti che stipula con i propri collaboratori, nello specifico con i giornalisti. Il blog dei giornalisti precari romani “Errori di stampa” ha denunciato la pratica di Viale Mazzini dei “contratti-truffa di consulenza”, cioè contratti di collaborazione autonoma dietro ai quali in realtà si nasconde un vero e proprio rapporto di lavoro subordinato. Ma la denuncia più grave riguarda una clausola di questi contratti, ovvero quella che prevede la cessazione del rapporto di lavoro in caso di gravidanza della collaboratrice, quella che è stata ribattezzata la “vergognosa ‘clausola gravidanza’“. Con un appello rivolto direttamente al Direttore generale Rai, Lorenza Lei, i giornalisti di “Errori di stampa” hanno chiesto di “porre fine al proliferare di contratti ‘ultraleggeri’, di sostituirli con scritture più’ serie, realisticamente rispondenti alle mansioni del lavoratore. E di stralciare dal testo la penosa ‘clausola gravidanza’ contenuta al punto 10 del contratto di consulenza”. “Sarebbe un gesto di civiltà concreto e tangibile di un direttore-donna nei confronti delle tante lavoratrici già sufficientemente umiliate da un’azienda che le paga a gettone”, hanno aggiunto da “Errori di stampa”.
La diffusione della notizia ha sollevato un polverone in tutta la rete Internet e sui social network, oltre alle dichiarazioni di sdegno di politici e rappresentanti sindacali. Dura la reazione del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, che aveva dichiarato come “norme di questo tipo sono non solo in contrasto con la legislazione vigente, ma non riservano il rispetto dovuto alle lavoratrici e ai lavoratori. Tutto ciò, inoltre, conferma come la Rai, insieme purtroppo a tante altre imprese italiane, faccia abuso di contratti atipici e di finti lavoratori autonomi“, chiedendo di mettere “immediatamente fine a questa pratica”. “La maternità è un diritto tutelato dalla Costituzione italiana e non si tocca”, ha fatto eco il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, “l’unica clausola che dovrebbe essere inserita nel contratto dei dipendenti Rai è un tetto ai compensi milionari di alcuni conduttori televisivi che usano la tv di stato a proprio piacimento”. Flavia Perina di Futuro e Libertà ha sottolineato come la vicenda sia “particolarmente grave perché queste consulenti ‘esterne’ non sono in realtà quasi mai lavoratrici autonome, ma dipendenti a tutti gli effetti, contrattualizzate in forma impropria, cioè a partita Iva“. Sdegno anche da parte del leader di Sel, Nichi Vendola, che ha chiesto di cancellare “anacronistiche ed offensive norme capestro per le giovani collaboratrici del servizio pubblico radiotelevisivo”; mentre Vincenzo Vita del Pd ha annunciato: “ne chiederemo conto anche negli organi di vigilanza competenti”.
La Rai in serata si affrettava a comunicare che “non esiste alcuna clausola che possa consentire la risoluzione anticipata dei rapporti lavorativi del personale con contratto, anche a termine, di natura subordinata”, mentre in merito “ai contratti di lavoro autonomo – ai quali come noto non si applica lo Statuto dei Lavoratori né le relative tutele”, precisava Viale Mazzini, “la Rai non si è mai sognata di interrompere unilateralmente contratti di collaborazione a causa di maternità, a meno che questo non sia stato richiesto dalle collaboratrici interessate per ragioni attinenti allo stato di salute o alla loro sfera personale”.
Oggi, però, il direttore generale Lorenza Lei, ha annunciato la cancellazione della clausola contrattuale sulla maternità: Il direttore Lei “non ha alcuna difficoltà a togliere” la clausola sulla maternità “dai contratti, per una diversa formulazione che non urti la suscettibilità, fatta salva la normativa vigente che non è nella disponibilità della Rai poter cambiare”, è scritto in una nota di Viale Mazzini.
La Rai, prosegue la nota, “si vede costretta a tornare sulla vicenda relativa alla tutela della maternità, intorno alla quale, nonostante i chiarimenti già forniti nella giornata di ieri, la confusione regna sovrana, al punto da far dubitare che tutti coloro che ne parlano o ne scrivono siano animati da assoluta buona fede”.
Valeria Bellagamba
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