Strage di Via D’Amelio: Paolo Borsellino tradito da un amico

Paolo Borsellino

STRAGE DI VIA D’AMELIO – Un altro buco nero si è aperto nella storia d’Italia in seguito agli sviluppi dell’inchiesta condotta dalla Procura di Caltanissetta sulla strage di via d’Amelio a Palermo, in cui fu ucciso il giudice Paolo Borsellino, il 19 luglio 1992. Ieri sono state eseguite nuove ordinanze di custodia cautelare in carcere riguardo alle responsabilità sulla strage, e tra i destinatari c’è il boss Salvatore Madonia, ritenuto uno dei mandanti. Ma il dato più sconvolgente emerso dall’inchiesta è che il giudice Paolo Borsellino sarebbe stato ucciso perché era di ostacolo alla trattativa Stato-mafia, in corso all’epoca e che vide il coinvolgimento anche dei servizi segreti.

Dall’inchiesta emerge poi che Borsellino sarebbe stato tradito da un amico, un alto rappresentate dello Stato. Un giorno di fine giugno del 1992, il giudice manifestò ai suoi colleghi magistrati Alessandra Camassa e Paolo Russo lo sconcerto e il dolore per questa scoperta. Borsellino, ha testimoniato Alessandra Camassa, quel giorno si sdraiò su un divano e si mise a piangere: “Non posso pensare… non posso pensare che un amico mi abbia tradito”, disse in lacrime ai suoi colleghi. Camassa ha precisato che Borsellino non pronunciò il nome dell’amico davanti ai due magistrati. Ma la vedova di Borsellino, Agnese Piraino Leto, ha riferito che il marito era molto legato al generale dei carabinieri Antonio Subranni e le disse di essere rimasto sconvolto dopo aver scoperto di alcune presunte collusioni del generale con la mafia. “Era sbalordito, ma lo disse con tono assolutamente certo, senza svelarmi la fonte. Aggiunse che quando glielo avevano detto era stato tanto male da avere avuto conati di vomito: per lui l’Arma dei carabinieri era intoccabile…”, ha raccontato ai magistrati la vedova di Borsellino.

Stando alla ricostruzione dei Pm di Caltanissetta, Borsellino avrebbe saputo dei contatti tra i carabinieri e il boss mafioso Vito Ciancimino (ex sindaco di Palermo) il 28 giugno 1992. A riferirglielo sarebbe stata la sua amica e magistrato Liliana Ferraro.

Redazione

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