Norvegia: raddoppiano i costi per riparare i danni dell’eccidio del 22 luglio 2011

STRAGE DI UTOYA – Oltre ai settantasette morti tra Oslo e Utøya, oltre alle ferite psicologiche, oltre a una sensazione diffusa di paura che si è insinuata nella società, la strage del 22 luglio scorso costringe la Norvegia a fare i conti anche con qualcos’altro. E sono conti di natura strettamente economica: sono i conti che fanno riferimento a quanto costerà ricostruire gli uffici della capitale devastati dall’autobomba di Anders Behring Breivik. Lo sforzo finanziario sarà infatti notevole e più del doppio rispetto a quanto preventivato lo scorso autunno. Inizialmente il governo norvegese aveva calcolato che sarebbero bastati poco meno di seicento milioni di corone.

In realtà si è capito col passare del tempo che la cifra non sarebbe stata sufficiente. È stato dunque necessario stanziarne altri 770, arrivando così a poco meno di un miliardo e mezzo di corone. Una cifra enorme, dicono senza giri di parole dal governo. Una cifra che, peraltro, potrebbe anche essere ritoccata ancora una volta verso l’alto.

“Questo dimostra quanto grandi siano stati i danni e quanto dovrà spendere lo Stato per ripararli” commentano esponenti dell’esecutivo guidato dai socialdemocratici. Il denaro inizialmente stanziato è risultato insufficiente quando si è capito che smaltire l’amianto presente negli edifici danneggiati sarebbe costato molto di più. E si è dimostrato particolarmente dispendioso anche lo spostamento di molti uffici ministeriali, che è stato necessario trasferire altrove. E così a distanza di poco meno di un anno la follia di Anders Behring Breivik costringela Norvegiaa un ulteriore sforzo per rimarginare le ferite. Ferite invisibili, come quelle dei parenti che hanno perso qualcuno quel venerdì pomeriggio, e ferite più che visibili, come quelle che hanno sfregiato Oslo.

 

Antonio Scafati