
MORTE ARAFAT – L’emittente panaraba Al Jazira ha diffuso oggi notizie sconcertanti sulla morte del leader palestinese Yasser Arafat avvenuta l’11 novembre del 2004. Secondo quanto attesterebbero i dati raccolti in nove mesi di ricerca su una morte che nessuno è stato mai in grado di spiegare in maniera esaustiva, Arafat godeva di buona salute finché non si ammalò all’improvviso il 12 ottobre dell’anno stesso del decesso.
Ma la rivelazione principale è quella secondo la quale, sulla base di alcuni test condotti in Svizzera presso l’Istituto di Radiofisica di Losanna, gli oggetti personali di Arafat, tra cui i vestiti, lo spazzolino da denti e persino l’inconfondibile kefiah che mai smetteva di indossare, contengono livelli anormali di polonio, sostanza radioattiva e letale per l’essere umano. Analisi condotte su alcuni campioni di sangue, saliva e urine confermerebbero la presenza inquietante.
“Posso confermarvi che abbiamo riscontrato un’inspiegabile ed elevata quantità di polonio 210 tra gli oggetti di Arafat, i quali contenevano tracce di fluidi biologici”, così riferisce Al Jazira le parole di Francois Bochud, il direttore della struttura in cui sono state fatte le prove.
Si fa strada quindi una nuova ipotesi sul decesso del leader dei palestinesi: quello che Arafat sia stato avvelenato. La vedova, Suha Arafat, ha richiesto all’Autorità Palestinese che venga riesumato il corpo del marito, attualmente conservato in un sepolcro di Ramallah. Era stata proprio la moglie a consegnare ad Al Jazira gli effetti personali di Arafat.
Il polonio porta subito a pensare alla morte di Alexander Litvinenko, la spia russa che morì nella capitale inglese nel 2006 a causa di un contatto ravvicinato proprio con la sostanza, avvenuto con tutta probabilità durante un pasto ad un sushi restaurant locale.
Redazione online