
CITTA’ SOLO PER DONNE IN ARABIA SAUDITA – In Arabia Saudita il governo sta progettando la costruzione di un città per sole donne all’interno della quale la componente femminile possa esercitare in maniera meno costrittiva la propria libertà a lavorare. Il piano è stato lanciato dalle autorità e la città, non l’unica in cantiere per quanto riguarda l’Arabia Saudita, dovrebbe sorgere dentro la provincia orientale di Hofuf.
Se da una parte è vero che le libertà delle donne che abiteranno il posto potrà essere incrementate e si potranno raggirare alcuni vincoli legislativi e la legge della sharia che impediscono alle donne in Arabia di esercitare una professione in libertà, dall’altra ovviamente l’esperimento non potrà far altro che accrescere la segregazione di genere, vero problema della cultura locale.
Alle donne la legge del posto non vieta di intraprendere attività lavorative, ma a conti fatti la forza lavorativa femminile è pari solo al 15%. Ciò tradisce dei gap esistenti all’interno della società per i quali il genere femminile si trova in una condizione di consistente svantaggio nel caso debba decidere di cercare occupazione. Ad incidere è sicuramente il divieto, imposto a livello centrale, per le donne di prendere la patente e condurre una macchina. Altro svantaggio è costituito dalla consuetudine per la quale le aziende tendono ad assumere solamente donne single che non hanno legami affettivi stabiliti e che non sono incinta. A questi fattori se ne aggiungono degli altri, specificatamente di ordine culturale, come quello per cui il capofamiglia uomo, sia esso marito fratello o padre, è generalmente reticente a far si che una donna della propria famiglia lavori a contatto con degli uomini.
Sotto questo profilo la nuova città, denominata Al-asha, potrebbe risultare utile, perché creerebbe un ambiente ad hoc per la componente femminile e, pur non impedendo agli uomini di prestare servizio lavorativo nell’area, renderebbe possibile il rispetto delle norme di privacy imposte alle donne dalla legge islamica. Di certo però non si tratta di un passo in avanti verso l’emancipazione effettiva del genere femminile, che sarebbe costretto a vivere in un ghetto pur di poter muoversi liberamente.
Redazione online