Anonymous colpisce la Polizia di Stato. Pubblicati migliaia di documenti riservati

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ANONYMOUS COLPISCE LA POLIZIA DI STATO – “La nostra attenzione si rivolge a Voi, servi dello Stato. Continuate a rendervi complici delle violenze più atroci burattinati dal potere. In realtà, i fili che vi manovrano sono gli stessi fili che vi stritolano. Vi erigete come i tutori dell’ordine pubblico ma fomentate un clima di terrore e paura ovunque si avverta il minimo sentore di richiamo alla Libertà. Vi scagliate con ferocia contro il Popolo che chiede il rispetto dei propri diritti e la salvaguardia della propria dignità. Insanguinate ogni tentativo di insubordinazione a questo sistema che logora chiunque si trovi nelle fauci del potere, mentre ingrassa lo status di Banche, politicanti e compagine di sciacalli”. Sono queste le prime frasi del comunicato indirizzato direttamente alle forze dell’ordine che Anonymous ha pubblicato dopo aver condotto nella notte un’operazione di hackeraggio con la quale è riuscita ad estrarre dal database del portale della Polizia di Stato numerosi documenti ed informazioni riservate.

Il collettivo di hacker ha deciso di colpire il portale della Polizia per denunciare le modalità utilizzate dagli agenti al fine di monitorare i comportamenti di individui e organizzazioni ritenute sovversive. Si tratta di modalità che, nella maggior parte dei casi, secondo Anonymous, violerebbero i principi di privacy.

Più di 3.500 files “rubati” dalle maglie larghe del sistema informatico utilizzato dalla Polizia, sono stati resi noti oggi. Tra questi, numerosi documenti riguardano le informazioni in possesso degli agenti sugli attivisti del movimento No-Tav, da tempo nel mirino delle autorità per le attività di sabotaggio che svolge in Val Susa contro la realizzazione del treno ad alta velocità Torino-Lione. Con la pubblicazione dei files risultano chiari i metodi adottati dalla polizia per tenere sotto controllo i cosiddetti “sovversivi”, metodi che vanno dai più avanzati (come l’utilizzo di cimici micro-ambientali e le operazioni di polizia postale che monitorano le attività sui social network), fino ai più scontati (ad esempio l’uso di fotografie con le quali la Digos individua i partecipanti alle manifestazioni o i frequentatori dei centri sociali).

Anonymous ha approfittato dell’operazione per unirsi al coro di richieste, rimpolpatosi soprattutto dopo il processo per i fatti della scuola Diaz e quello per la morte di Federico Aldrovandi, sull’introduzione del reato di tortura all’interno dell’ordinamento giuridico italiano e sull’obbligo di affidare ad ogni agente un codice identificativo.

 

Redazione online