BANCA MONDIALE: IMPRESA IN ITALIA – La Banca Mondiale ha presentato oggi a Roma il suo rapporto sul fare impresa in Italia, “Doing Business in Italia 2013“. Lo studio rileva che chi fa impresa nel nostro Paese “deve confrontarsi con procedure lunghe, inefficienti e costose“, in particolar modo quelle che riguardano dispute giudiziarie e permessi edilizi, anche se, aggiunge la Banca Mondiale, “il contesto normativo sta migliorando“.
Tra i costi piuttosto onerosi che deve sostenere chi apre un impresa, vengono messi in evidenza quelli dei servizi notarili, che rappresentano in media oltre il 70% del totale. Una vera e propria tassa, dunque, a carico dei cittadini e a beneficio dei notai.
Il Rapporto della Banca Mondiale prende in esame tredici città e sette porti italiani, mettendoli a confronto sulla base di cinque indicatori: avvio d’impresa, ottenimento dei permessi edilizi, trasferimento di proprietà immobiliare, risoluzione di dispute commerciali e commercio trans-frontaliero marittimo.
In 11 delle città esaminate per aprire un’impresa ci vuole addirittura meno tempo della media Ocse, che è di 12 giorni. Le procedure sono più rapide a Milano, Padova e Roma, dove bastano 6 giorni per avviare un’attività (la metà della media Ocse). A Bologna è relativamente più facile ottenere permessi edilizi, a Torino è più semplice risolvere una disputa commerciale, mentre a Genova è buona l’efficienza dell’attività portuale. Anche se nessuna delle città esaminate eccelle in tutti gli indicatori.
Roma si piazza ultima riguardo al “trasferimento di proprietà immobiliare”, mentre Campobasso è ultima sulla “facilità di avvio di impresa”.
Comunque, nonostante alcune buone performance, in tutte e tredici le città italiane per mettere su unìimpresa ci vuole oltre il 12% del reddito pro-capite, contro il 4,5% della media Ocse. La maggior parte di questi costi riguarda proprio le spese notarili.
Redazione
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