GOVERNO CONTRO CORTE STRASBURGO DIAGNOSI PREIMPIANTO – Ricorso in extremis del governo italiano contro la sentenza della Corte europea di Strasburgo che il 28 agosto ha condannato l’Italia rispetto alla legge 40 sulla fecondazione assistita, in particolare per ciò che riguarda l’accesso, per le coppie affette da malattie genetiche, alla diagnosi preimpianto. La sentenza prevedeva tre mesi di tempo per un eventuale ricorso.
“In gioco” – scrive in una nota Palazzo Chigi per motivare il ricorso – “c’è la salvaguardia dell’integrità e della validità del sistema giudiziario nazionale”. Soddisfazione per il ricorso è stata espressa da Carlo Casini del “Movimento per la vita”: “Il ricorso è fatto bene e noi cercheremo di appoggiarlo. Temevo molto. Esitazioni debbono esserci state, perché il ricorso è stato presentato l’ultimo giorno. Faremo in modo che questo processo, che non sarà comunque semplice, perché conosco l’ambiente europeo, abbia l’esito che speriamo”.
Di parere opposto Filomena Gallo, presidente dell’associazione Luca Coscioni: “Questo ricorso rappresenta davvero un tentativo disperato di salvare l’insalvabile: ovvero una legge 40 che le decisioni italiane ed europee stanno smantellando, perché incostituzionale ed ideologica. La possibilità di effettuare una diagnosi pre-impianto comporta due importanti risultati: evitare un aborto e mettere al mondo un figlio che non soffra”.
La sentenza della Corte europea per i diritti dell’uomo aveva accolto il ricorso di Rosetta Costa e Walter Pavan che, portatori sani della mucoviscidosi, lamentarono di non poter accedere alla diagnosi genetica preimpianto nella pratica della procreazione medicalmente assistita.
Redazione
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