
TARANTO – Ieri si è tenuta la trentaduesima udienza del processo sulla morte della giovane Sarah Scazzi, la quindicenne morta nell’agosto del 2010 ad Avetrana in circostanze ancora poche non delineate. Michele Misseri, zio di Sarah, è stato sottoposto al controesame da parte del pm Mariano Buccoliero e del procuratore aggiunto Pietro Argentino e, ancora una volta, ha riconfermato di essere l’assassino della nipote, scagionando sua moglie Cosima e sua figlia Sabrina. Ma anche stavolta ha commesso una gaffe, parlando al plurale al momento di ricostruire l’occultamento del cadavere, come se fosse stato aiutato da qualcuno.
L’interrogatorio è durato ben undici ore, un’ora per la pausa pranzo, e nella seconda parte dell’udienza ha cacciato dalle sue tasche una corda, per poi alzarsi intento a mimare qualcosa. Ma il presidente Rina Trunfio ha ricordato al teste che non poteva parlare liberamente, trattandosi di un controesame e non di dichiarazioni spontanee. E così Misseri ha continuato a rispondere alle tante domande, cadendo spesso in contraddizione con le intercettazioni ambientali e le dichiarazioni rilasciate in passato, farcendo il tutto con una miriade di “non ricordo”
Ad un certo punto del processo zio Michele è sbottato contro i due magistrati: “Voi non volete la verità, la verità la voglio solo io per quella poveretta. Io l’ho ammazzata una volta ma voi chissà quante volte la state ammazzando”.
Redazione
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