
ALGERIA ONU – “Il Consiglio di sicurezza condanna nei termini più severi l’attacco terroristico contro il sito di In Amenas“; questo è quanto è stato possibile apprendere dall’organo delle Nazioni Unite che ieri sera ha condannato l'”atroce” offensiva lanciata dagli attivisti di al-Qaida contro lo stabilimento gasiero in Algeria. Il Consiglio di sicurezza si è inoltre appellato agli altri stati affinché “cooperino attivamente con le autorità algerine”. Infine è stato sottolineato nel comunicato come le misure prese per combattere il “terrorismo” debbano rispettare “le leggi internazionali” relative “ai diritti dell’uomo” e ai “rifugiati”, dopo l’appello fatto da molti paesi all’Algeria per proteggere la vita degli ostaggi.
Intanto le unità speciali del ministero dell’Interno e dell’Esercito algerino hanno continuato, per tutta la notte, con le operazioni di controllo dell’impianto di gas di In Amenas. Secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Aps, inoltre, il nucleo terroristico avrebbe minacciato di compiere nuove azioni, allertando allo stesso tempo gli algerini e invitandoli a ”stare fuori dalle installazione del complesso, dove verranno compiuti nuovi attacchi”.
Stamane quindici corpi carbonizzati sono stati rinvenuti presso l’impianto di gas attaccato; al momento non si “conosce l’identità” delle vittime scoperte dai militari dell’esercito algerino. Prima del ritrovamento tre ostaggi romeni sono stati liberati, infatti secondo quanto riferito dal ministero romeno degli Affari Esteri “un ostaggio è riuscito a scappare e contattare l’ambasciata rumena ad Algeri utilizzando un telefono cellulare”; gli altri due invece sono stati liberati ieri dalle forze algerine.
A soffrire di quanto accaduto è il settore del turismo, infatti in questi giorni almeno 350 turisti hanno disdetto la prenotazione per un soggiorno a Tamanrasset, uno delle mete più frequentate del Paese e che dista una sessantina di chilometri dal luogo dell’assalto. Il motivo alla base delle rinunce sono i governi di origine dei turisti, infatti secondo quanto scrive il quotidiano ‘el Watan’, le rinunce sono legate proprio al rifiuto delle compagnie d’assicurazione dei Paesi d’origine di emettere i documenti necessari per le domande di visto.
Redazione online
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