
A chi appartengono i locali di Bulgari, le gioiellierie di alto livello nel New Bond Street, la banca d’affari Altium Capital, tra St James’s Square e Pall Mall? Secondo quanto afferma il quotidiano inglese The Guardian, si tratta di “un sorprendente impero segreto di immobili commerciali di proprietà del Vaticano”, acquistato attraverso una società offshore e pagato con i soldi versati da Benito Mussolini “in cambio del riconoscimento pontificio del regime fascista italiano nel 1929”, attraverso la firma dei Patti Lateranensi.
Un collaboratore di Grolux Investments Ltd, la società offshore al centro dell’inchiesta del giornale britannico, John Jenkins, si è “rifiutato di identificare per motivi di riservatezza” chi ci sia dietro con un lapidario: “Confermo che io non sono autorizzato dal mio cliente di fornire le informazioni”. Ma il The Guardian scrive: “La ricerca in vecchi archivi, tuttavia, rivela più della verità”. British Grolux Investments avrebbe rilevato la proprietà dell’intero portfolio nel 1999 “da due società, Grolux Estates Ltd e Cheylesmore, le cui azioni erano a sua volta detenute da una società con sede presso l’indirizzo della banca JP Morgan a New York. Il controllo finale è registrato a esercitato da una società svizzera, Profima SA”.
Continua il The Guardian: “I registri di guerra britannici del National Archives di Kew completano il quadro. Essi confermano che la Profima SA” sarebbe stata una società “del Vaticano, accusata all’epoca di ‘impegnarsi in attività contrarie agli interessi degli Alleati’. Documenti di funzionari del ministero dell’economia di guerra, alla fine del conflitto, criticavano il finanziere del papa, Bernardino Nogara, che controllava l’investimento di più di 50mila sterline in contanti”, provenienti da Mussolini.
In quei documenti si scrive: “Nogara, un avvocato romano, è l’agente finanziario del Vaticano e Profima SA di Losanna è la società holding svizzera per determinati interessi del Vaticano”. Scrive ancora il The Guardian: “Il denaro di Mussolini era drammaticamente importante per le finanze del Vaticano”. Il quotidiano inglese cita John Pollard, uno storico di Cambridge, autore di “Il denaro e l’ascesa del papato moderno”: “Il papato era ormai finanziariamente sicuro che non sarebbe mai stato povero”.
Quel denaro, però, sarebbe passato in Lussemburgo, “uno dei primi paesi a istituire paradisi fiscali strutture aziendali nel 1929”. Allo scoppio della guerra, Grolux si sarebbe spostata “negli Stati Uniti e nella neutrale Svizzera”. Gli investimenti di Mussolini in Gran Bretagna sarebbero ora gestiti, tra gli altri, da Paolo Mennini, “a capo di un’unità speciale all’interno del Vaticano chiama la divisione straordinaria APSA” che gestisce il cosiddetto “patrimonio della Santa Sede”.
La domanda finale che si pone il quotidiano inglese è la seguente: “Mentre il segreto sulle origini fasciste della ricchezza del papato avrebbe potuto essere comprensibile in tempo di guerra, ciò che è meno chiaro è il motivo per cui il Vaticano ha continuato in seguito a mantenere il segreto sulle sue partecipazioni in Gran Bretagna”.
Giuseppe Gabriele Mastroleo