Pussy Riot: Nadezhda Tolokonnikova torna ai lavori forzati

Nadezhda Tolokonnikova (Getty Images)

E’ stata riportata in carcere, dove deve scontare due anni di lavori forzati, Nadezhda Tolokonnikova, 23enne componente del collettivo punk e femminista Pussy Riot, responsabile di aver eseguito nel febbraio scorso una “preghiera punk” nella  cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca. L’iniziativa delle tre giovani attiviste era legata direttamente alla rielezione di Putin a Presidente della Federazione Russa.

La giovane, che si trova in carcere in Mordovia, era stata rilasciata per poter eseguire alcuni accertamenti medici legati presumibilmente alla propria condizione carceraria, come avrebbe confermato Iekaterina Samutsevich, l’unica delle tre attiviste ad avere ottenuto la sospensione della pena. A rendere pubblica la notizia su Twitter, il gruppo artistico Voinà, di cui fa parte il marito della Tolokonnikova, Piotr Verzilov. Al momento non si conoscono gli esiti degli esami medici.

Intanto, il legale del gruppo di cantanti, l’avvocato Irina Khrounova, ha comunicato di aver presentato ricorso alla Corte Europea per i diritti dell’uomo. La denuncia, presentata nella giornata di ieri, sostiene che la condanna del gruppo viola quattro articoli della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che garantiscono la libertà di parola, il diritto alla libertà e alla sicurezza, il divieto della tortura e il diritto a un processo equo.

Secondo quanto riferito da Dmitri Kolbasin, portavoce dell’associazione Agorà, la difesa del collettivo punk ha presentato un memoriale di 350 pagine, in cui si vuole dimostrare che l’esibizione aveva esclusivamente carattere artistico e non voleva in alcun modo offendere il sentimento religioso dei fedeli russi.

 

Giuseppe Gabriele Mastroleo