Sterminò i genitori. Dopo 22 anni, Pietro Maso torna in libertà

Pietro Maso al momento dell’arresto (Screenshot dal TG1)

Pietro Maso da domani tornerà a essere un uomo libero. Il protagonista reo confesso di uno dei più clamorosi casi di omicidio a sfondo familiare della cronaca italiana godrà infatti di indulto e liberazione anticipata. Aiutato da tre amici, il 17 aprile 1991 nella sua casa di Montecchia di Crosara uccise entrambi i suoi genitori, Antonio Maso e Mariarosa Tessari, servendosi di un tubo di ferro e di altri corpi contundenti tra cui spranghe e un bloccasterzo. La motivazione era intascare subito la sua parte di eredità. Fu condannato a 30 anni di reclusione.

Spiega Roberta Cossia, il magistrato di sorveglianza che ha firmato il fine pena: “Mi stupisco che ci siano ancora polemiche quando un condannato per un fatto comunque atroce ha scontato la sua pena e torna in libertà. Il motivo per il quale ciò suscita un certo fastidio sta nell’istinto vendicativo, umano, per cui non viene tollerato che ci sia un fine pena”.

La ragione delle polemiche, secondo il giudice, è che in molti ”c’è ancora un’idea sotterranea vendicativa, dell’occhio per occhio, di restituzione dello stesso male che uno ha fatto, come se lo Stato si dovesse porre sullo stesso piano. Credo che il pensiero sia questo e pertanto non esiste alcuna fiducia nella possibilità di reinserire coloro che hanno commesso delitti gravi e nemmeno una comprensione del significato di reinserimento in seguito a un percorso effettuato durante la detenzione con le misure alternative”.

Dopodomani, invece, arriverà nelle librerie “Il male ero io”, scritto da Pietro Maso con la giornalista Raffaella Regoli. Si legge in alcune anticipazioni pubblicate da “Il Fatto Quotidiano”: “Sono in piedi accanto ai loro corpi. Morti. Una linfa gelata mi è entrata dentro, nelle vene, nelle ossa, nel cervello. Vado in bagno. Devo lavarmi. Apro a manetta l’acqua calda, tengo la testa bassa. Fisso le macchie sul dorso delle mani. E’ sangue. E’ il sangue di mio padre. E’ il sangue di mia madre. Ci è schizzato sopra, sulle dita. Chi avrebbe potuto immaginare quello che sarebbe accaduto l’omicidio, il carcere. Di lì a poco non avrei avuto neppure un paio di slip per cambiarmi. Per anni ho avuto addosso solo i vestiti unti e consumati che qualche detenuto mi lasciava per pietà”. Maso, che dal 2008 era in semilibertà, andrà a vivere con la moglie Stefania, sposata in anni recenti.

 

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