
Intervenendo al Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, il neoministro del lavoro, Enrico Giovannini, chiamato a ricoprire la carica dopo esser stato per quattro anni presidente dell’Istat, ha affermato che a suo avviso l’Italia “sta attraversando la più grave crisi della sua storia”. Per questo, avverte il ministro, occorrono delle soluzioni, ma “l’efficacia della combinazione di strumenti messi in campo dipende da come reagirà il sistema economico”.
“Il lavoro vale molto più del reddito e questo elemento è confermato da particolari approcci dell’economia comportamentale” – ha proseguito Giovannini – “Dal lavoro passano la coesione sociale e la democrazia. Il mio ruolo di responsanbilità richiede dunque un impegno straordinario, i cui segnali stanno emergendo”. Occorre perciò “ritrovare unità e superare le differenze per ridare fiducia alle persone”.
Ha detto ancora il responsabile del welfare: “Ogni giorno che passa perdiamo capitale umano. Molte persone non sono state colpite direttamente dalla crisi ma di fronte alle incertezze hanno deciso di tagliare le proprie spese”. Altra necessità, secondo Giovannini, è quella di “ritrovare la coesione europea”. Due gli impegno forti del nuovo ministro del lavoro: valutare le politiche in base a dati di fatto e valutare i rischi esistenti e quelli futuri.
“Va bene il rapporti con le parti sociali, ma è il ministero a fare da front office nei confronti dei cittadini”, ha detto ancora il ministro Giovannini, mettendo in evidenza come sia stato “avviato un accertamento sui numeri reali della cassa integrazione in deroga e sugli esodati”. L’azione ministeriale si svilupperà dunque su due binari: quello della politica elevata e il rapporto con il cittadino attraverso il lavoro degli uffici.
Ultimo tema affrontato dal ministro, quello della disoccupazione giovanile, in cui ha un ruolo fondamentale l’inattività lavoratica e la crescita dei cosiddetti ‘neet’, che hanno contribuito alla “distruzione del capitale lavoro”. Ha avvertito Giovannini: “Se pensiamo che sia la politica l’ultima a dover risolvere i problemi, ci dimentichiamo che la crescità dipende anche dalle imprese e dai lavoratori”.
Per il ministro, “gli investimenti sulle nuove generazioni sono un fatto culturale, la cui responsabilità spetta a tutti”. Infine il titolare del welfare ha affrontato il tema dei contratti a tempo indeterminato, “frenati in un momento di grave recessione”, sottolineando come questi siano “un tema da affrontare con urgenza, perché il mercato ha bisogno di stabilità nelle regole”.
Redazione online