
Il sito americano WND.com ha diffuso la notizia che il Presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad sarebbe stato interrogato lunedì scorso per circa sette ore dalla Guardia rivoluzionaria. Secondo la fonte, Reza Kahlili, ex ufficiale dell’intelligence Usa che s’infiltrò nei pasdaran, il presidente iraniano è stato intimato a non diffondere informazioni dannose per il Paese.
Come riporta Tmnews, sembra che Ahmadinejad, recentemente, abbia minacciato di rivelare dei “segreti” sui brogli avvenuti nelle elezioni presidenziali del 2009. Segreti, che secondo il sito conservatore Baztabemroz, vicino alle forze di sicurezza, sarebbero stati registrati in un video, in cui Ahmadinejad indica per nome e cognome le persone coinvolte nel cosiddetto “broglio”.
Sul mistero del fermo di Ahmadinejad, Kahlili cita un altro sito iraniano, Melimazhabi, di ambienti islamici liberali, che avrebbe parlato di un probabile arresto del presidente: “In due occasioni, la guida suprema ha parlato dell’arresto del presidente Ahmadinejad: la prima volta durante una visita di un esponente conservatore. L’esponente si sarebbe lamentato dell’atteggiamento di Ahmadinejad che potrebbe danneggiare il processo della consultazione ricevendo questa risposta da Khamenei: Se lo farà, ordinerò di sbatterlo dentro. La seconda volta sarebbe avvenuto durante un incontro con l’ex presidente Rafsanjani a cui avrebbe detto: Dirò di arrestarlo presto“.
Secondo la ricostruzione fornita dal sito americano, Ahmadinejad era stato invitato a comparire davanti all’ufficio della Guida suprema, Grand Ayatollah Ali Khamenei per una questione urgente. Ma in realtà, il Presidente, anziché essersi recato all’ufficio della Guida suprema, sarebbe stato condotto, segretamente, al ministero degli Esteri, nell’ufficio del capo dell’intelligence dei pasdaran, Hossein Taeb.
Secondo le fonti, Ahmadinejad avrebbe ricevuto un “ultimatum” dopo un interrogatorio di 7 ore, condotto dallo stesso Taeb, da Asghar Hejazi, capo di intelligence della Guida suprema, da Mojtaba Khamenei, figlio dell’ayatollah e da Gholam Hossein Mohseni Ejei, procuratore capo.
Redazione