
Stefano Rodotà esprime inquietudine e preoccupazione, in un intervento pubblicato oggi sul quotidiano Repubblica intitolato “Assalto alla Costituzione”.
Il candidato sconfitto alle scorse elezioni presidenziali, affrontando argomenti sul tema dell’economia, dei diritti civili e delle riforme, ha delineato elementi critici nel piano del governo Letta.
Tra questi, scrive Rodotà “il punto più inquietante della linea enunciata dal presidente del Consiglio risiede nella proposta di istituire una Convenzione per le riforme. Preoccupa il collegamento tra riforma elettorale e modifiche costituzionali, che contraddice la proclamata urgenza del cambiamento della legge elettorale e rischia, in caso di crisi, di farci tornare al voto con il porcellum (legge che contiene un clamoroso vizio di incostituzionalità)”.
In tal senso, spiega Rodotà, “preoccupa lo spostamento in una sede extraparlamentare di un lavoro che le Camere hanno dimostrato di poter fare, con il rischio di avviare un improprio processo costituente suscettibile di travolgere l’insieme della Costituzione. Inquieta la pretesa di Berlusconi di vedersi attribuire la presidenza di questa Convenzione, – rilancia il giurista- dopo essere stato l’artefice di una riforma costituzionale clamorosamente bocciata nel 2006 da sedici milioni di cittadini”.
Secondo Rodotà, il tessuto sociale è stato lacerato da una politica incentrata sull’economia e per ritrovare “il filo costituzionale perduto” è necessario ricordare che la Costituzione parla di “esistenza libera e dignitosa” collegata alla retribuzione. Il redditto di cittadinanza deve essere inserito in un più ampio approccio del welfare.
Tra gli elementi impugnati da Rodotà, anche il tema dei diritti civili sui quali il nuovo presidente del Consiglio “non ha detto una parola”. Argomenti come la procreazione assistita e le coppie omosessuali che saranno temi sui quali “si erode la legittimità del governo e la credibilità del Pd”.
Un partito vittima della rottamazione succube di Berlusconi, il vero vincitore della partita. Infatti, nel nuovo piano del governo sono spariti i famosi 8 punti di Bersani: “Comparivano la legge sui conflitti d’interesse e sull’incandidabilità, sul falso in bilancio e sulla prescrizione dei reati. I gruppi d’opposizione – commenta Rodotà- presenteranno certamente proposte proprie, tra le quali compariranno alcune almeno tra quelle ricordate. Saranno valutate dalla maggioranza di governo con lo stesso spirito costruttivo manifestato dalle opposizioni? O questa si trincererà dietro un rifiuto pregiudiziale, vedendo in quelle proposte l’intenzione di mettere in difficoltà il governo?”.
Redazione