Renzi e Fassina categorici per il no a Berlusconi presidente della Convenzione per le riforme

Matteo Renzi (Foto: CLAUDIO GIOVANNINI/AFP/Getty Images)

Il governo di larghe intese Pd-Pdl si trova subito a fare i conti con diversi problemi che rischiano di compromettere un’alleanza già fragile tra i due partiti. Dopo il nodo Imu, di cui Berlusconi e tutto il Pdl chiedono a gran voce l’abolizione sulla prima casa e anche la restituzione di quella pagata lo scorso anno. Un impegno di spesa che richiede circa 8 miliardi di euro, in un momento in cui in Italia non si riescono nemmeno a trovare 1 miliardo e mezzo per la Cassa integrazione in deroga, ora ci si mette anche la querelle sulla Convenzione per le riforme. Ossia la Costituente per le riforme ipotizzata dai dieci saggi nominati da Napolitano. Negli ultimi giorni Silvio Berlusconi si è candidato a presiedere la Convenzione, suscitando un vespaio di polemiche.

Pensare di fare Berlusconi capo della Costituente è inaudito“, ha dicharto seccamente il sindaco di Firenze Matteo Renzi, del Pd. “Non capisco perché dobbiamo dargli il compito di scrivere la Costituzione per i prossimi 50 anni”, ha aggiunto. Critico anche Stefano Fassina, esperto economico del Pd e ora viceministro all’Economia: Berlusconi non è “una figura di garanzia”, ha detto.

“Io non mi impiccherò sulla Convenzione, quello che mi interessa è fare i provvedimenti necessari a migliorare questo Paese. E chi sia a farlo non importa. L’importante è farlo“, ha dichiarato il Ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello.

Sulla questione della Convenzione per le riforme è intervenuto anche Stefano Rodotà con un articolo pubblicato ieri su Repubblica.

Redazione